Allarme guerriglia, tre bombe davanti alla discarica

Trezigno: verso la riapertura della cava Sari, tornano gli autocompattatori.
Il questore: rischio violenza
19 novembre 2010 - Francesco Gravetti
Fonte: Il Mattino

Terzigno. A Cava Sari tornano gli sversamenti e a Terzigno riesplode la tensione. Tre ordigni di fabbricazione jugoslava sono stati trovati ieri a poca distanza dalla discarica. Segnale inequivocabile di un clima di tensione che torna a esplodere a poche ore dalla decisione della Procura, che ha giudicare illegittimo il provvedimento con il quale il sindaco di Terzigno aveva vietato il transito degli autocompattatori diretti alla discarica. L’ordinanza antidiscarica, che ha tenuto i rifiuti lontano dalla Sari per cinque giorni, alla fine ha vacillato fino a cadere sotto i colpi della Procura di Nola. Secondo i magistrati, il provvedimento firmato dal sindaco di Terzigno Domenico Auricchio lo scorso 13 novembre, che disponeva il blocco dei conferimenti nella discarica di località Pozzelle, produce «allarme ingiustificato e blocca il servizio pubblico di conferimento di rifiuti per centinaia di migliaia di cittadini determinando una inimmaginabile gravissima ricaduta sulle condizioni, già gravi, della situazione igienica dei Comuni interessati». Non è un atto legittimo, dunque, almeno dal punto di vista giuridico. Naturalmente, non è competenza della Procura provvedere alla revoca del dispositivo del sindaco, ma l’azione dei pm nolani ha finito per sbloccare una fase di stallo che aveva messo in seria difficoltà i 18 comuni del Vesuviano, alle prese con tonnellate di rifiuti in strada. Lo stesso sindaco, peraltro, la firma sotto l’ordinanza ce l’aveva messa quasi controvoglia, dopo molte pressioni da parte dei cittadini: col passare dei giorni sembrava essersi convinto della bontà del gesto, poi ieri non ha avuto problemi a dare la sua disponibilità a revocare il provvedimento, forte anche del successo incassato a Roma, dove il governo ha cancellato cava Vitiello. È stata la guardia forestale ad acquisire la documentazione utilizzata dal sindaco per l’emissione dell’ordinanza e a portarla ai magistrati. Ed è stato lo stesso procuratore Paolo Mancuso a sottolineare che l’ordinanza è «in contrasto insanabile con le conclusioni, non solo dei consulenti dell’Asìa, ma soprattutto degli organi pubblici titolari del controllo e delle emissioni e delle consequenziali valutazioni». Secondo la magistratura, infatti, recenti controlli eseguiti dai tecnici di Arpac e Asl Napoli 3 Sud hanno provato «l’inesistenza di segnali che indichino l’attualità dei pericoli paventati dal sindaco». L’acqua intorno al Vesuvio, dunque, non è così inquinata. E se anche lo fosse, la contaminazione non dipende dalla presenza dell’impianto di immondizia. Del resto, la stessa Arpac lo va dicendo da giorni, solo che finora Auricchio si era fidato delle conclusioni dei tecnici nominati da lui e, soprattutto, aveva seguito cittadini e comitati, che lo spingevano verso la linea dura. E se l’ordinanza di Auricchio è in procinto di essere revocata, come un effetto domino cade anche quella di Gennaro Langella, il sindaco di Boscoreale. Langella ne aveva firmata una che impediva il passaggio degli autocompattatori proprio come conseguenza del provvedimento di Auricchio. Senza il dispositivo di Auricchio, dunque, non ha ragione di esistere quello di Langella. È lo stesso primo cittadino a confermarlo, spiegando di aver ricevuto una comunicazione del prefetto in tal senso. Diventa imminente, dunque, l’apertura della discarica Sari e con essa pare stiano facendo capolino nuovi segnali di guerriglia. «Sarà una notte calda», aveva detto nel tardo pomeriggio il questore di Napoli Santi Giuffrè. Poi il ritrovamento di tre bombe a mano, sulla strada sterrata nei pressi della discarica, ha confermato le preoccupazioni delle forze dell’ordine. Tre ordigni da guerra di fabbricazione jugoslava sono stati, infatti, individuati e sequestrati dagli agenti della Digos nei pressi del locale «Il rifugio», in via Zabatta. Erano state nascoste in una busta di plastica, poggiata ai margini di una strada e poi coperte dalla vegetazione. «Se le tre bombe erano lì vuol dire che alla prima occasione sarebbero state utilizzate contro di noi - hanno spiegato alcuni investigatori - non ci meravigliamo più di tanto che questa gente avesse intenzione di usare delle bombe a mano. Nei giorni caldi della rivolta avevano già lanciato delle molotov con l’intento di uccidere». Insomma, sul Vesuvio torna l’immondizia e la tregua pare proprio finita.

Powered by PhPeace 2.6.4