Termovalorizzatori, Pdl diviso
E ora? E ora, al netto del nuovo decreto approvato in consiglio dei ministri, l’emergenza rimane tutta. Uguale a se stessa. Perché Napoli è sepolta da 3mila tonnellate di rifiuti, diventate ormai cemento dopo 48 ore di pioggia ininterrotta. E non sembra esserci via d’uscita se stasera scatta anche lo stop al provvedimento-ponte che permetteva al capoluogo partenopeo di scaricare i rifiuti in altre province. Situazione destinata ad aggravarsi ulteriormente nelle prossime settimane quando la discarica di Terzigno andrà in esaurimento. E allora? Il decreto appena approvato contiene la cancellazione degli sversatoi di Terzigno-Cava Vitiello, Andretta e Serre-Valle della Masseria e l’unica speranza viene riposta in qualche primo cittadino che offra qualche sito. E, d’altronde, i 150 milioni di fondi Fas (già per la Campania) decisi ieri servono anche come moral suasion. Al netto del litigio in consiglio dei ministri tra i ministri Prestigiacomo e Tremonti, con la prima che accusa il titolare dell’Economia di non voler stanzaire 141 milioni di euro in bonifiche come previsto da un accordo del 2008. Ma per ora non c’è alcuna via d’uscita alla crisi anche contando sull’accelerazione impressa sul fronte della costruzione dei termovalorizzatori di Napoli e Salerno con i poteri di commissario ad acta affidati al governatore campano (che tiene a precisare:«Non sono il commissario del ciclo dei rifiuti»). Serviranno almeno 24 mesi per farli entrare in rodaggio. Ma la nomina di Caldoro sui due impianti, chiesta anche da Bersani, serve a Silvio Berlusconi per dirimere il caso Salerno dove da mesi sono in lotta il sindaco democrat Vincenzo De Luca e il presidente della Provincia e parlamentare pdl Edmondo Cirielli. Era il primo a doverlo costruire prima che la legge assegnasse i poteri al secondo. Guerra e colpi bassi. Con il primo cittadino pronto a modificare il piano regolatore pur di bloccare il capitolato d’appalto preparato dal suo avversario. Ora la palla passa al governatore: dovrà dirimere la faccenda. Situazione complicata se Cirielli ai suoi collaboratori ieri confessava tutta la sua amarezza: «Il partito mi ha abbandonato. Medito il gruppo misto». Tensioni politiche e basta. Niente a vedere con il problema-Napoli che nel breve periodo deve rapidamente smaltire i rifiuti in eccesso. Troppi se l’immondizia ora s’accumula anche all’ingresso del viale che porta a villa Rosebery, la residenza napoletana del presidente della Repubblica. Lancia l’allarme l’assessore comunale all’ambiente Paolo Giacomelli: «Due giorni fa siamo riusciti a raccogliere 1.633 tonnellate, compreso il peso della pioggia - ha affermato Giacomelli - Almeno il 10 per cento del peso è dovuto all'acqua. Ma sono preoccupato, non sappiamo dove sversare». E interi quartieri sono sepolti dai rifiuti: il centro storico, l’Avvocata, Montecalvario, Mercato, Pendino, Vicaria, Poggioreale e la zona di Santa Teresa degli Scalzi, come non accadeva nemmeno nei giorni più bui di questa lunga emergenza durata più di tre lustri. Così Caldoro ufficializza un’ipotesi già circolata durante il consiglio dei ministri: «Chiedere la collaborazione alle altre regioni ma tutto rimane legato ad un arco temporale limitato, e per alcuni specifici territori». E lo stesso governatore a far presente come «rifiuti urbani non pericolosi prodotti in una regione possano essere conferiti in una regione diversa da quella in cui vengono prodotti per ragioni tecnico-economiche o per aspetti territoriali. E grazie al decreto potrà essere applicato anche nei casi in cui viene accertato uno stato di crisi». A suo sostegno anche il ministro Fitto che annuncia un «tavolo entro martedì-mercoledì per verificare la disponibilità delle regioni». Ipotesi, quella di portare i rifiuti campani altrove, che il Carroccio respinge: «Proposta irricevibile», dicono dalla Lega. Sarà motivo di roventi polemiche, c’è da giurarci, per le prossime settimane