Rifiuti battaglia sul decreto la Lega dice No alla Campania
Il governo approva il suo terzo decreto rifiuti, ma cosa abbia approvato ancora non si sa. E non lo sa, almeno a fermarsi alle loro dichiarazioni, nemmeno chi ha partecipato al Consiglio dei ministri di ieri. La norma, infatti, è stata approvata «salvo intese» e il testo definitivo ha continuato a subire rimaneggiamenti fino alla tarda serata. In compenso nel giro di poche ore è diventata inarrestabile la polemica degli amministratori delle regioni del Nord che temono di essere costretti a ospitare l'immondizia della Campania. Ipotesi che la Lega ha respinto con furia al grido di «A ognuno la propria immondizia». I punti più delicati del decreto, che già in mattinata non avevano mancato di scatenare polemiche: i poteri commissariali attribuiti al governatore Caldoro per la realizzazione dei termovalorizzatori e l'auspicato stanziamento di nuove risorse. Tremonti è stato irremovibile concedendo alla Campania solamente la possibilità di spendere 150 milioni dai fondi Fas già a lei destinati. Scontato il no alle discariche di Cava Vitiello, Andretta e Valle della Masseria. Ma il peggio per gli amministratori campani doveva ancora venire. Nel pomeriggio, infatti, al termine della conferenza Stato Regioni il ministro Fitto spiegava che nel decreto era stata introdotta la possibilità per la Campania di portare al Nord i propri rifiuti. «Convocheremo un tavolo tecnico politico per verificare la disponibilità e concordare con le regioni le modalità per trovare una soluzione per la parte di rifiuti che eccede la disponibilità delle discariche campane», aveva detto.
Non lo avesse mai fatto: è scoppiato la rivolta. A guidare il fronte il viceministro della Lega Nord, Roberto Castelli che si precipitava a dettare alle agenzie un comunicato di fuoco: «Dopo due anni in cui abbiamo speso centinaia di milioni (circa 600 milioni solo per bruciare i rifiuti in Germania) e aperto discariche e termovalorizzatori rischiamo di precipitare di nuovo nel passato. Le sommosse popolari dei mesi scorsi dimostrano ormai senza alcun dubbio qual è il vero retropensiero della società napoletana: “noi produciamo rifiuti, ma altri se li devono accollare”». Castelli ha poi spiegato di non avere alcun dubbio sul rifiuto dei governatori del Piemonte, Cota, e del Veneto, Zaia, a smaltire la spazzatura campana e di essere pronto a scendere in campo per convincere anche Formigoni. Al viceministro faceva immediatamente eco l'eurodeputato della Lega Nord Matteo Salvini che diceva: «Milano e la Lombardia hanno già aiutato e pagato: non vogliamo più ricevere un solo sacco di monnezza napoletana». Più cauto il presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore dell'Emila Romagna Vasco Errani che ha precisato: «Ascolteremo quali proposte il governo ha da farci. Abbiamo posto in maniera molto chiara il fatto che non conosciamo il decreto ma che devono essere salvaguardate al cento per cento tutte le norme del codice ambientale e le leggi regionali». Inutile il tentativo di placare gli animi del presidente Stefano Caldoro che aveva spiegato: «lo sforzo di solidarietà che la Campania chiederà alle altre Regioni sarà solo occasionale, legato ad un arco temporale limitato, e per alcuni specifici territori». E ancora: «Il codice ambientale prevede già che i rifiuti urbani non pericolosi possano essere conferiti in una regione diversa da quella di produzione dei rifiuti stessi, fatti salvo gli accordi tra Regioni per ragioni economiche o aspetti territoriali. Il Consiglio dei ministri di oggi, con il decreto ha meglio definito questa possibilità di intervento, allargandola alle situazioni di crisi ed emergenza». Ma probabilmente ad accendere gli animi è stata anche la decisione di non mandare i rifiuti anche nelle altre province campane.