Battaglia su Cava Sari, blitz del procuratore Mancuso
Terzigno. Un breve sopralluogo, che tuttavia non è passato inosservato. Lo hanno effettuato il capo della procura di Nola, Paolo Mancuso e il pubblico ministero Giuseppe Visone, titolare dell’indagine sulla discarica Sari di Terzigno. I due si sono recati ieri mattina sull’impianto di località Pozzelle, rispetto al quale i comitati, Legambiente e i Comuni di Terzigno e Boscoreale hanno da tempo presentato denunce, segnalando irregolarità nella gestione oltre che l’inquinamento della falda acquifera. I due magistrati erano in compagnia di tecnici nominati dalla stessa procura: a loro il compito di verificare se le segnalazioni di cittadini e amministratori sono esatte. Le analisi effettuate dall’Arpac qualche giorno fa, che hanno certificato la contaminazione delle acque seppure, a dire della stessa Arpac, senza un diretto collegamento con l’attività della discarica, sono già in possesso della magistratura nolana. Il pm Visone preferisce non rilasciare commenti, ma spiega che non si tratta di un’accelerazione dovuta al recente pressing dei cittadini (lunedì le mamme vulcaniche manifestarono dinanzi al tribunale): «Ci sono delle denunce e noi abbiamo il dovere di verificarle. Tutto qua, è il nostro lavoro». Sempre ieri, a Terzigno sono arrivati anche i parlamentari della commissione bicamerale sulle ecomafie, presieduta dall’onorevole Gaetano Pecorella. Intanto, la discarica resta chiusa. L’ordinanza che impedisce ai diciotto comuni della zona rossa del Vesuvio di scaricare l’immondizia per «gravi ragioni di salute pubblica» viene attaccata da più parti, ma il sindaco Domenico Auricchio non intende revocarla. Cittadini e comitati sono pronti ad una battaglia legale per difendere il dispositivo: «Se la Provincia di Napoli presenterà un ricorso al Tar contro l'ordinanza del sindaco di Terzigno, che impedisce ai camion di sversare nella discarica Sari, noi ci costituiremo ad opponendum». Sull’altro fronte interviene con decisione il prefetto Andrea De Martino, che ha inviato una lettera al sindaco Auricchio per invitarlo a «riesaminare le motivazioni poste alla base dell'ordinanza» con la quale il primo cittadino ha bloccato gli sversamenti di rifiuti in Cava Sari. «Oggi l'Asl Napoli 3 Sud ha trasmesso la relazione sull'esito delle analisi condotte in Cava Sari - scrive il prefetto - e entrambi i documenti, dell'Azienda sanitaria e dell'Aprac, concordano sul fatto che i risultati analitici non portano a ritenere che i superamenti riscontrati siano correlabili ad infiltrazioni di percolato nelle falde acquifere». È alla luce delle due relazioni che De Martino invita Auricchio a rivedere le sue posizioni sul blocco degli conferimenti, «ricorrendo anche al tavolo tecnico costituito, su iniziativa della Protezione civile, tra istituto superiore di Sanità, l'Ispra, l'Arpa e i tecnici indicati dai Comuni stessi». Contro la decisione di Auricchio si schierano anche alcuni sindaci della «zona rossa», che stanno firmando una lettera indirizzata al presidente della Regione Caldoro e al presidente della Provincia Cesaro in cui chiedono la possibilità di poter sversare di nuovo i rifiuti a Cava Sari come stabilito nell'accordo stipulato in Prefettura il 29 ottobre con il premier Silvio Berlusconi. Un estremo tentativo per liberare le strade delle città dai cumuli di rifiuti che continuano a crescere.