Allarme di «IrpiniAmbiente»: troppi Comuni non pagano
Parte il percorso di assorbimento delle aziende del settore
Ancora una volta c’è allarme finanziario per il comparto rifiuti in provincia. Numerosi Comuni continuano a non pagare - o lo fanno solo in parte - creando gravi difficoltà nella gestione delle attività afferenti il ciclo integrato. «IrpiniAmbiente» ha incassato circa sedici milioni di euro, poco più del 60% delle somme fatturate al 30 settembre, oltre 25 milioni di euro. I vertici della società provinciale sono costretti a tamponare le numerose falle di un sistema che rischia costantemente di implodere. Una condizione diventata insopportabile che si protrae già da alcuni mesi. Anche i numerosi interventi del prefetto hanno potuto poco, contribuendo esclusivamente a qualche pagamento sporadico che non migliora la situazione. Anche perché all’orizzonte c’è la scadenza dei doppi pagamenti di fine anno, con la necessità di corrispondere ai lavoratori anche le tredicesime. E - dopo le difficoltà dei mesi scorsi, con le proteste e le numerose minacce di sciopero - i vertici di «IrpiniAmbiente» vogliono evitare di mettere ancora in crisi il sistema. L’unica nota positiva è rappresentata dalla diminuzione dei Comuni inadempienti, anche se questo ancora non basta. Allo stato, sono 27 i debitori nei confronti della società provinciale di gestione del ciclo integrato. Tre di questi - Montefalcione, Villamaina e Volturara - non hanno pagato nessuna delle dieci fatture emesse da «IrpiniAmbiente» fino allo scorso 31 ottobre. Altri quattro comuni - Contrada, Luogosano, San Martino Valle Caudina e Sant’Angelo a Scala - hanno pagato solo un terzo rispetto a quanto dovuto. La larga parte dei centri inadempienti ha liquidato i due terzi delle fatture ricevute, fermando i pagamenti tra giugno e luglio. Tra questi Atripalda, Calitri, Capriglia, Carife, Castelfranci, Lioni, Manocalzati, Montecalvo, Montemarano, Pietrastornina, Pratola Serra, Santa Lucia di Serino, Santo Stefano del Sole, Scampitella, Sorbo Serpico, Summonte, Taurasi, Torrioni, Venticano e Zungoli. I ritardi nei pagamenti contribuiscono a creare una grave sofferenza nella gestione. Per questo, i vertici di «IrpiniAmbiente» lanciano un nuovo appello a rientrare con i pagamenti arretrati al fine di evitare gravi ripercussioni sul sistema. Oggi, intanto, si celebrerà la prima tappa del percorso di assorbimento - da parte della società provinciale di gestione - del personale impegnato nelle varie aziende del settore. I vertici di «IrpiniAmbiente» - l’amministratore unico Francesco Russo, il direttore Michele Mirelli e il consulente Esterino Cafasso - incontreranno i sindacati per provare a definire quanto meno i criteri per l’acquisizione del personale. Tanti i nodi da sciogliere che non mancheranno di creare qualche polemica e alimentare tensioni tra le parti. In primis, sindacati e vertici di «IrpiniAmbiente» sono chiamati ad affrontare la questione degli eventuali esuberi, argomento scottante, che finora è stato solo ventilato. La società provinciale potrebbe, infatti, avere difficoltà a garantire tutti i livelli occupazionali, dai lavoratori dello Stir - peraltro già assorbiti - a quelli dei comuni, passando per gli addetti dei consorzi e dell’Asa. Ma a far discutere c’è anche la questione contrattuale. «IrpiniAmbiente» ha annunciato - ufficializzandolo nel piano industriale redatto da Felicio De Luca - la volontà di assumere i dipendenti del comparto con il contratto Fise. Un’ipotesi che ha provocato il malcontento delle organizzazioni di categoria che - già subito dopo la presentazione del piano industriale - hanno ribadito la richiesta del contratto Federambiente.