Napoli

«Ascoltateci, non potete arrestare tutti»

Rabbia a paura Gli abitanti di Marano e Chiaiano in assemblea per riorganizzare la protesta civile. Che non è solo camorrista
23 maggio 2008 - Adriana Pollice
Fonte: Il Manifesto

«Ma che hanno deciso, ci arrestano tutti?» questo si chiedono gli abitanti di Marano e Chiaiano alla rotonda Titanic, dopo la decisione del governo di militarizzare i siti destinati a discarica. Sono le sette e come tutte le sere c'è assemblea. «Hanno voluto la destra e questo è il risultato, da mercoledì è cominciato il regime soft» rabbia mista a paura tra la gente, i comitati provano a far calare la tensione: «Non è cambiato poi molto - ribatte Ivo -, anche prima potevano prenderci e sbatterci in galera, la scorsa settimana qui ne hanno arrestati otto per le proteste contro la discarica. Quello che cercano di fare veramente è criminalizzarci per spazzare via l'intero movimento di protesta civile. Oggi in Campania, domani i no dal Molin». Intanto si organizzano: sabato pomeriggi in corteo, tutti in maglietta con il bersaglio, concentramento alla fermata della metropolitana di Chiaiano, poi una politica di informazioni a tappeto. In via di organizzazione pullman da Marano alla discarica di Taverna del Re per toccare con mano cos'è un mega sversatoio, pullman dal centro storico di Napoli e dal quartiere Vomero per visitare la selva di Chiaiano, ancora libera da autocompattatori e sacchetti (per info www.chiaianodiscarica.it).
Per ora niente esercito (ma il porto di Napoli ieri era pieno di mezzi del genio militare) o polizia intorno alle cave di tufo, nessuna notifica al comune di Marano, il governo gioca al gatto e al topo con le popolazioni infuriate, il braccio di ferro è diventato una guerra di logoramento, il segreto prolungato intorno ai siti uno strumento per far aumentare la tensione, tutte armi di persuasione per riportare la gente a casa. «Abbiamo provato a spiegare a politici e giornalisti che tutti, dal primo all'ultimo, vogliamo impegnarci per risolvere la situazione utilizzando la via dei rifiuti zero, lavorare in prima persona per non sprecare innanzitutto e per differenziare poi. Nemmeno ci sentivano».
Per molti da queste parti è evidente che si sono applicate alla Campania le teorie della shock economy, provocare una crisi drammatica per imporre soluzioni cucite addosso alle lobby economiche, tra discariche e inceneritori che trasformeranno la regione nello sversatoio d'Italia, con una capacità di bruciare rifiuti molto oltre il necessario ma in grado, poi, di essere funzionale alle esigenze dell'economia anche del nord. Già questa estate la provincia di Brescia, attraverso la società A2A, aveva provato a impiantare un inceneritore a griglia variabile in provincia di Benevento per risolvere il deficit energetico della Lombardia utilizzando le sovvenzioni per le aree depresse del sud, scaricando ovviamente ceneri e scorie da queste parti. Anche allora a mettersi di traverso i comitati civici, decisi a difendere il territorio e le sue produzioni dop. Ora che tutta la questione è diventata un problema di ordine pubblico, ostacoli di questo tipo - sperano governo e industriali - non ci dovrebbero più essere.
«Guido Bertolaso l'altra volta, da commissario straordinario ai rifiuti, non la voleva la discarica qui», si ripetono al presidio per lasciare una porta aperta alla speranza, «ma in questo clima di criminalizzazione - prosegue Ivo -, con la stampa e le tv che ci accusano di essere solo degli egoisti, irrazionali, quali spazi ci possono essere per rinegoziare una decisione annunciata?». Il giorno prima della pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale, pensano in molti, arriveranno i blindati «ma noi non smobilitiamo, la salute e i diritti non possono essere buttati in discarica e nemmeno la democrazia».

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