Nuove discariche braccio di ferro Caldoro-Iervolino
Il governatore: non ci sono le condizioni
A Napoli sono ormai quasi tremila le tonnellate di rifiuti che restano a terra. Una situazione drammatica che ha spinto il sindaco Iervolino a chiedere ancora una volta al presidente Caldoro di intervenire con un'ordinanza per permettere all'Asìa di sversare nelle discariche delle altre province. Immediata la replica del governatore che ha sostenuto: non ci sono le condizioni, a norma di legge, per agire. «La legge - ha spiegato Caldoro - prevede il reale accertamento di alcune situazioni particolari: quelle relative all'ordine pubblico e quelle in fatto di problemi sanitari. Nel caso in cui questo accertamento da parte dell'autorità competente (la prefettura, ndr) verrà attuato come ho fatto l'altra volta, non attenderò un minuto a intervenire». Nel pomeriggio controreplica della Iervolino: «Cosa vogliamo aspettare di più? Certamente non vi sono ancora state “rivolte popolari” o morti per epidemia, anche se oggi via Marina e nei giorni scorsi via Mezzocannone e via Porta di Massa in segno di protesta sono state invase da tonnellate di rifiuti. La situazione della città è gravissima». E poi riferendosi alle vicende giudiziarie che la vedono coinvolta insieme all'ex presidente della Regione, Antonio Bassolino e altri 36 sindaci per epidemia colposa, ha aggiunto: «Non vorrei che qualche magistrato possa pensare di accusare il governatore di non aver assunto tale provvedimento». Ma l’assessore regionale Giovanni Romano ha sottolineato che l’autorità sanitaria competente è proprio il sindaco. Nel frattempo, mentre la polemica andava avanti, il consiglio provinciale decideva di aggiornare la seduta monotematica sui rifiuti in attesa del decreto del governo che per l'ennesima volta dovrebbe riorganizzare il settore e al tavolo tecnico della Regione tutti i partiti individuavano nove punti da sottoporre al premier in vista dell'approvazione della norma. Iniziativa commentata entusiasticamente dal presidente del consiglio regionale, Paolo Romano: «La sottoscrizione unanime di un documento articolato da sottoporre all'attenzione del governo, segna forse, per la prima volta in Campania, un vero e proprio cambio di passo». Intanto, però, non è stata ancora fissata la data del consiglio dei ministri che dovrebbe discutere del provvedimento. Certo è che tra polemiche, incontri e dichiarazioni stampa la spazzatura in strada cresce al ritmo di cinquanta tonnellate all'ora. Tutte le residue speranze di uscire dalla crisi tornano quindi a puntarsi sulla solidarietà delle altre province che hanno accettato di far finire nelle loro discariche per cinque giorni «modiche quantità» di rifiuti umidi prodotti dagli stir di Tufino, Giugliano e Caivano e sui convogli della speranza che dovrebbero viaggiare verso l'Emilia Romagna. O forse verso la Spagna. Infatti ieri nel corso del consiglio provinciale il presidente Cesaro ha annunciato - ma era già noto - che fino a marzo 400 tonnellate di frazione umida tritovagliata saranno quotidianamente inviate in un impianto di digestione anaerobica in Romagna. Poi in serata, dopo le proteste scoppiate in quella regione, un nuovo comunicato in cui si precisa: «Contrariamente a quanto era stato reso noto in mattinata la spazzatura di Napoli non finirà in Emilia Romagna, ipotesi valida fino a una quindicina di giorni fa e poi naufragata, ma in Spagna. L'accordo prevede l'invio via nave di un quantitivo giornaliero non meglio precisato di frazione umida tritovagliata».