Terzigno, pressing sul sindaco «Deve chiudere la discarica»
"Dopo i risultati delle analisi ordinanza a tutela della salute"
Resta altissima la tensione a Terzigno, dopo che sono stati resi noti i risultati degli esami della falda acquifera intorno alla discarica Sari. La falda inquinata, sebbene a parere dell’Arpac la contaminazione non sarebbe riconducibile direttamente all’impianto, ha fatto insorgere nuovamente la popolazione, decisa a chiedere la chiusura del sito e l’immediata bonifica. L’altra notte, almeno in trecento erano alla rotonda di via Panoramica, in passato teatro degli scontri più duri, a manifestare. Ieri mattina, alcuni cittadini hanno bloccato sei autocompattatori che uscivano dalla discarica. Avevano appena sversato per conto del comune di Torre del Greco e, secondo la gente, contenevano anche la parte umida e non solo la frazione secca, come dovrebbe avvenire in seguito agli accordi tra i 18 sindaci del Parco Vesuvio e il premier Silvio Berlusconi. I camion, ormai, vuoti, sono stati lasciati andare, ma l’episodio dimostra quanto siano tesi i nervi della gente del Vesuvio, pronta a controllare tutto. Pronta persino a scrivere di proprio pugno un’ordinanza di chiusura della discarica, per poi sottoporla alla firma del sindaco. È accaduto a Terzigno, dove fin dal mattino centinaia di persone hanno stazionato nella sala consiliare, parlando prima con il presidente del consiglio comunale, Stefano Pagano e poi col vicesindaco Francesco Ranieri. Tra loro, c’erano gli avvocati Cristina Falciano, Maria Rosaria Esposito, Ciro Laviano, Giovanna Girardi e Maria Stanziano. I legali si sono messi a lavorare tutto il giorno per preparare un’ordinanza “inattaccabile”, a prova di revoca del Prefetto. In pratica, il sindaco Domenico Auricchio non chiuderebbe la discarica, ma ordinerebbe ai 18 Comuni della zona rossa di non mandare i camion a sversare per motivi di salute pubblica. La decisione verrebbe presa in base all’articolo 54 del testo unico sugli enti locali. “La fase straordinaria di emergenza è finita, molti poteri sono tornati agli amministratori locali. Un sindaco può prendere un’iniziativa del genere per tutelare il diritto alla salute della popolazione”, hanno spiegato gli avvocati.