Solidarietà difficile le richieste al Nord e i no del Sud
Sembra che a Napoli la questione dei rifiuti non abbia più soluzione, e dunque tutto lascia pensare che si è avviato un periodo in cui lo stato di degrado e sporcizia di una città, che è ancora fra le più belle del mondo, passerà dall'emergenza alla normalità. Normalità a Napoli sarà dunque vivere tra i rifuti (l'altro giorno, con la pioggia, la situazione era oltre ogni limite), salvo qualche miracolo dell'ultim'ora, comunque all'insegna della provvisorietà e del buon cuore altrui. Mi viene da riflettere anzitutto sul significato delle parole. Quante volte abbiamo invocato Napoli come città "normale", quante volte la normalità ci è sembrata una parola d'ordine giusta, ma era difficile immaginare che per città normale dovremo intendere, d'ora in poi e per chi sa quanto tempo, la città dei rifiuti; ed è difficile sopportare lo strazio che questa città sta subendo a opera delle sue classi dirigenti, inette e incolte. Incolte, sì, perché la cultura che si chiede ai ceti politico-amministrativi non sta in niente altro che nel saper amministrare, prevedere, programmare, con la diligenza del buon padre di famiglia come direbbero i giuristi, ed evidentemente Napoli e la sua provincia sono state disamministrate per anni, nella generale indifferenza di una opinione pubblica sempre meno reattiva, sempre più rassegnata, sempre più - ecco il punto che è anche politico - disponibile a cedere i propri diritti di cittadini alle lusinghe di falsi carismi. Se non fosse così, non ci potremmo ritrovare in questo vicolo cieco. Non c'è giustificazione possibile; non c'è assoluzione possibile. Non potremo dimenticare. Questo è il primo punto da sottolineare con forza. Ma non ci conforta e non ci basta. Ora, naturalmente, si chiede aiuto e solidarietà alle altre province campane, lo si è chiesto a regioni lontane, dal Veneto alla Puglia, e, allo stare degli atti e delle notizie di oggi, non sembra che sarà facile ottenerli. Francamente, la cosa non sorprende, soprattutto nel richiamo a regioni lontane, e solo per residua carità di patria sorvolo sugli argomenti del nostro sindaco che si è richiamato, per quanto riguarda le province campane, a una sorta di scambio virtuoso tra malati e rifiuti. Naturalmente, si aspetta che qualcosa avvenga, che Salerno Avellino o Benevento prendano a cuore una situazione che getta l'intera regione nella più desolante inattendibilità. Come pretendere solidarietà da altre regioni se sono le province della nostra a negarla? Come scriveva Adam Smith, non è alla benevolenza del macellaio che chiediamo di venderci la carne, ma al suo interesse, e, nel caso nostro, questo interesse potrebbe esser risvegliato nel senso che dicevo, di dare una mano a un territorio che pur sempre appartiene a tutti, dove si consuma un destino che ha tanti tratti comuni. Al di là di molte altre difficoltà - vecchie e nuove, e talmente note che nemmeno val la pena di nominarle - se Napoli sarà "chiusa per rifiuti", tutta la regione rischia di piombare in una farsa che ha dentro di sè qualcosa di tragico. I rifiuti, Pompei, la tragedia del Sele di queste ore, dove si delinea un quadro almeno per certi aspetti non meno drammatico di quello veneto: e anche qui, incuria delle classi dirigenti, impegnate nel reciproco violento disconoscimento, dimentiche del bene comune. Tutto dunque fibrilla, su tutto è necessario intervenire, non aspettando astratte e lontane solidarietà "Nord-Sud" che in un contesto nazionale così introverso e difficile non è nemmeno possibile attendere, ma cercando di rimettere in moto energie sopite, di risvegliare una coscienza civica che si va spegnendo. In casi di estremo pericolo, qualcosa può rimettersi in gioco. Un poeta diceva: quando il pericolo è giunto all'estremo, su un difficile crinale, allora può suonare la campanella della salvezza. Speriamo solo che questa "profezia" poetica possa realizzarsi per Napoli.