Ortolani

«Una sciocchezza la spazzatura nel sottosuolo»

10 novembre 2010
Fonte: Il Mattino

«Come si raggiungono le cavità nel centro storico e come si trasferisce nel sottosuolo un materiale che oggi in Campania non si produce ancora?». È il dubbio che Franco Ortolani, il direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell'Università Federico II, affaccia commentando l'ipotesi di stoccare la frazione organica stabilizzata dei rifiuti (Fos) nelle cavità del sottosuolo della città. L’ipotesi era stata avanzata dal sindaco Rosa Russo Iervolino, parlando l’altro ieri a margine della prima riunione del tavolo tecnico sui rifiuti, nella considerazione che la frazione organica stabilizzata fa dei rifiuti materiale inerte. «Mettiamo a disposizione lo studio sulle cavità della città - aveva affermato il sindaco - e vediamo che si può fare». Ortalani è tranchant. «Si tratta della fesseria del giorno». Il perchè del rilievo critico è argomentato dallo studioso nell’articolo che ha scritto per il quotidiano ”Terra”, oggi in edicola. Quella formulata dal sindaco Iervolino «non è una proposta - sottolinea Ortolani - che un amministratore possa lanciare con disinvoltura e che si possa prendere in considerazione» percè «le cavità artificiali hanno diffusi problemi di stabilità specie in corrispondenza dei pozzi verticali». Ma non è solo questione commessa ai profili di assetto idrogeologico. «La frazione organica stabilizzata - entra nel merito il professor Ortolani - non è materiale compatto ma è simile al terreno. Peraltro, dopo sedici anni di emergenza rifiuti in Campania non si produce ancora Fos che abbia i requisiti imposti dalla vigente legge». Al di là della qualità specifica del prodotto, Ortolani evidenzia un aspetto, per così dire strutturale, che rende assolutamente impraticabile la strada suggerita dal primo cittadino di napoli: «La Fos non è utilizzabile per il consolidamento delle cavità - conclude - perchè materiale soffice che non può essere usato per evitare i crolli delle volte delle cavità». Strada sbarrata, da un’autorevole cattedra scierntifica, alla proposta di trasformazione delle cavità del sottosuolo napoletano in sede di micro-discariche. In pratica un’area calcolata in 900mila metri quadrati di superficie (tale è l’estensione del sottosuolo napoletano) si è ritrovata ad essere inclusa nel noverno delle alternative rincorse per ofrire sbocchi alla ormai quasi ventennale emergenza rifiuti.

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