I pm: bisognava gettare calce e transennare le strade sporche

"Tra cumuli topi e randagi ospedali e scuole a rischio zero interventi per la salute"
9 novembre 2010 - l.d.g.
Fonte: Il Mattino

Niente derattizzazioni, niente strategia contro il randagismo. Niente calce sul tappeto di immondizia, né interventi di bonifica. Poi gli ospedali e le scuole: nessun intervento urgente «contingibile», qualcosa in grado di dare il senso di una reazione a favore delle fasce deboli. Trentasei indagati, in cui spicca il caso Pansa, ex prefetto ed ex commissario che a Napoli ha subito un processo per «traffico illecito», per aver autorizzato il trasferimento delle cosiddette ecoballe e che ora si trova a rispondere esattamente dell’accusa opposta: non aver adottato provvedimenti in grado di tutelare la salute pubblica, magari spostando o transennando quelle lunghe scie di rifiuti che hanno cambiato il volto del nostro territorio. Atto d’accusa impietoso che, se fosse vero, se corrispondesse alla realtà dei fatti, metterebbe in fila due classifiche: i buoni e i cattivi. Quelli inermi o passivi, e quelli virtuosi e reattivi. Epidemia colposa, omissioni in atti d’ufficio, ragionano gli inquirenti: «Nonostante i segnali di pericolo di epidemie evidenziati nella relazione introduttiva del decreto legge numero 61 del 2007 e la evidente e notoria situazione di crisi igienico-sanitaria che attanagliava i territori da loro, a vario titolo, amministrati», hanno omesso di attivare «qualsiasi presidio sanitario, anche il più elementare, a tutela della salute dei cittadini da loro amministrati (dalla disinfezione dei cumuli di rifiuti con sostanze adatte alle derattizzazioni, al contenimento del randagismo, fino alla delimitazione delle zone cittadine maggiormente interessate dai cumuli di rifiuti»). I sindaci, in particolare, avrebbero omesso «di adottare ordinanze urgenti a tutela della salute pubblica (quali la requisizione di aree per lo spostamento, il ricovero ed il deposito provvisorio dei rifiuti accumulati nelle strade urbane di maggiore percorrenza in zone a minore densità abitativa e a minore densità di istituto scolastici ed ospedalieri». Ma c’è un passaggio legato anche alla stampa, alla emergenza rifiuti raccontata da giornali e tv di mezzo mondo. È il punto in cui gli inquirenti ipotizzano il reato di omissioni in atti d’ufficio, di mancanza di interventi fattivi, proprio mentre il caso Napoli faceva il giro di siti e telegiornali: «Nonostante le numerose segnalazioni della situazione di degrado igienico-sanitaria - situazione universalmente nota e di cui davano conto la quasi totalità dei mass media locali, nazionali ed esteri - nonostante il pericolo per la salute pubblica fosse nelle cose, immanente ed urgente, fosse rientrante nelle loro specifiche competenze, non sono state emanate ordinanze urgenti e contingibili». La parola alla difesa, in una vicenda in cui il prefetto Pansa risponde «quale titolare di poteri in materia di tutela della salute ed igiene pubblica»; Bassolino nella sua veste di autorità sanitaria regionale dell’epoca; sindaci e commissari prefettizi nella veste di autorità sanitarie comunali.

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