Rifiuti, boom di malattie: indagata la Iervolino

Sotto accusa con Bassolino, Pansa e altri 33 sindaci: non hanno evitato le infezioni. Il reato: epidemia colposa
9 novembre 2010 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Gli indagati Non avrebbero fatto granché, non avrebbero adottato misure urgenti per tutelare la salute dei propri concittadini. Anzi. A leggere l’ultima ipotesi d’accusa della Procura di Napoli, sarebbero rimasti immobili di fronte a uno scempio immortalato dai media di tutto il mondo. Autunno 2007, gennaio 2008: il focus delle indagini - proprio mentre l’intera provincia napoletana sprofonda in una nuova crisi - con una soluzione investigativa che investe i vertici amministrativi del territorio. Sono trentasei gli avvisi di conclusione delle indagini notificati dai carabinieri ieri mattina ad altrettanti sindaci, commissari e amministratori: spiccano i nomi del sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, dell’ex governatore della Campania Antonio Bassolino, dell’ex commissario all’emergenza rifiuti Alessandro Pansa. Due i reati contestati: epidemia colposa, omissioni in atti d’ufficio. Inchiesta del pool mani pulite dell’aggiunto Francesco Greco e del pm Francesco Curcio, che fa tesoro di una consulenza tecnica collegiale (due esponenti del ministero della Sanità, un medico legale), a partire da un dato di fatto: «L’incremento esponenziale di patologie gastrointestinali e cutanee che si diffondevano rapidamente e collettivamente, con carattere di tipo epidemico, attraverso la diffusione di germi patogeni». Indagine che parte da un dato di fatto: l’acquisto di medicinali negli oltre trenta comuni finiti sotto inchiesta. Centrale dunque il picco di farmaci per far fronte ad allergie, malattie cutanee e respiratorie, malattie gastrointerinali. Impietoso il paragone tra Napoli e Salerno, città scelta per motivi climitaci e densità abitativa nel paragone con la provincia partenopea: nello stesso periodo, è stato molto più basso il numero di medicine vendute nella seconda città della Campania. Ma cosa avrebbero dovuto fare gli indagati per fronteggiare quei cumuli di spazzatura? Scrive la Procura di Giovandomenico Lepore: «Nessun presidio sanitario, nessuna iniziativa sono stati adottati; niente disinfestazione, né interventi in grado di arginare i contraccolpi delle tonnellate di spazzatura rimaste per giorni a terra». Autunno 2007, 15 gennaio 2008: cartoline dall’inferno di Napoli, immagini fin troppo simili a quelle scattate in questo scorcio del 2010. Confronti, riscontri, indagini calibrate su più fattori. Non è stata l’acqua o l’aria ad incrementare il picco di allergie o gastrointeriti - si legge agli atti - ma la mancanza di «ordinanze contingibili ed urgenti» finalizzate a ridurre l’impatto dell’emergenza. Come a dire: chi ha gettato calce, chi ha transennato e requisito aree nei pressi di scuole e ospedali qualcosa ha ottenuto, mettendo al riparo i propri concittadini dall’insorgere di epidemie. Fioccano le reazioni: il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, fa sapere «di essere a completa disposizione della magistratura e di non avere nulla da rimproverarsi». Colpito dalla «chiusa indagine» - l’atto che prelude a una possibile richiesta di processo - anche il sindaco di Portici Vincenzo Cuomo, che dal 2004 guida il comune più «riciclone» d’Italia, con un record per raccolta differenziata (65 per cento), recentemente portato come esempio dal premier Berlusconi e dalle analisi di Bertolaso. «Sono amareggiato - spiega Cuomo - a Portici non c’è mai stata emergenza, siamo un esempio virtuoso nazionale. Ho spedito a Lepore un fax con tutte le ordinanze adottate in questi anni, proprio quelle che mi contestano di non aver firmato». Poi c’è il caso di Salvatore Perrotta, sindaco di Marano: «È paradossale, oggi mi accusano di non aver adottato alcuni dispositivi, ma dimenticano che in un altro procedimento sono accusato esattamente del contrario: di aver realizzato un sito di trasferenza, con ordinanze contingibili e urgenti». Perplessità anche da parte dell’entourage dell’ex governatore Bassolino, dove viene fatto notare che il presidente della Regione non ha competenza ad adottare provvedimenti contingibili in materia di igiene.

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