Milano, le mani sulla città

Da Santa Giulia all'Expo, le cosche calabresi hanno messo piede in quasi tutti i cantieri. E mirano a condizionare la politica. Un assalto silenzioso, con fiumi di soldi e minacce
16 novembre 2010 - Paolo Biondani e Mario Portanova
Fonte: L'Espresso - 29 ottobre 2010

milano, mani sulla città

Santa Giulia dei veleni. Veleni di mafia. La città satellite celebrata dai politici, finanziata dai banchieri e venduta dai big del mattone come simbolo della Milano del futuro, ha le fondamenta inquinate da fiumi di scorie cancerogene: "bombe ecologiche e sanitarie", come le definiscono i periti della Procura, sepolte per anni accanto agli uffici e alle case del super quartiere da un miliardo e 600 milioni di euro che avrebbe dovuto ridisegnare l'area sud-est della metropoli. Sotto i piedi della nuova città c'è un sistema di discariche abusive che contaminano le acque della prime due falde: tra meno sette e meno venticinque metri, la terra è morta. Uccisa da montagne di rifiuti tossici che le nuove indagini collegano ai clan più sanguinari della 'ndrangheta. Nomi che scottano e che gli inquirenti rivelano a "L'espresso": i Nirta-Strangio. Sì, proprio quelli della strage di Duisburg, la mattanza nel cuore della Germania.

Edilizia, superstrade, ferrovie, aeroporto, centri commerciali, ortofrutta, rifiuti, ospedali, bar, negozi di lusso, banche, prestiti a usura e, naturalmente, droga: la mafia calabrese ha conquistato l'economia del Nord. A partire dall'ex capitale morale. Le indagini dei pm di Milano e Reggio, culminate nello storico blitz di luglio (304 arresti, per metà in Lombardia), hanno smascherato 15 strutture mafiose, in gergo "locali", attive in mezza regione: nella metropoli trafficano "da quarant'anni". Uno dei boss, intercettato, svela al compare che gli affiliati sono molti di più: "Cecè, qua in Lombardia siamo in cinquecento". Clan emigrati dalla Calabria, certo. Come i Cosco, trafficanti di droga arrivati a rapire nel pieno centro di Milano e a sciogliere nell'acido la pentita Lea Garofalo. Ma ci sono anche imprenditori padani al cento per cento, piegati con la violenza o sedotti col denaro. Soldi sporchi che comprano politici, professionisti, funzionari, manager, industriali, medici, avvocati, direttori di banca, perfino uomini in divisa. A Milano come nella Locride.

LA CITTA' DEI VELENI
A Santa Giulia, in mezzo a due file di nuovi palazzi abitati da migliaia di cittadini onesti, c'è un geometrico pratone abbandonato: Parco Trapezio, l'avevano chiamato gli architetti-star dell'immobiliarista Luigi Zunino. In fondo c'è un asilo coloratissimo, con le giostre in cortile e i banchi di legno immacolati, pronto per un'inaugurazione mai avvenuta. Il recinto è costellato di cartelli: "sequestro giudiziario". Loretta e Rosa, giovani mamme di Ettore, 6 mesi, ed Emma, 4, spingono le carrozzine nello stradone centrale: "Viale del Futurismo". "Qui non c'è inquinamento, è solo un problema di detriti edilizi", rispondono spensierate. Ma il Comune non vi ha detto niente? "No. Abbiamo sentito qualcosa solo su Sky tv. La nostra cooperativa ha nominato un perito. Speriamo che dissequestrino almeno il parco e l'asilo".

Mariagrazia, 31 anni, segretaria d'azienda, sa ancora meno: "Ho comprato casa dieci giorni fa. Nessuno mi ha avvisato dell'inchiesta. Sono molto preoccupata". Finora sui giornali si è parlato solo di mancata bonifica. Riassunto: nel marzo 2005 il Comune di Milano autorizza il gruppo Zunino a costruire su oltre un milione di metri quadrati di aree contaminate dell'ex acciaieria Radaelli e dell'ex Montedison. Un tecnico ciellino, Vittorio Tedesi, ora indagato, si accontenta di un "piano scavi": ripulire tutto è inutile, basta e avanza cambiare terra solo nelle zone da ricostruire. Quindi Zunino appalta il disinquinameno a Giuseppe Grossi, il re degli inceneritori privati, che subappalta a due imprese collegate: Lucchini-Artoni ed Edilbianchi. Poi arrivano i magistrati: Grossi ha usato fatture offshore per rubare 23 milioni di fondi neri, nascosti all'estero grazie a riciclatori come Rosanna Gariboldi, moglie dell'onorevole Giancarlo Abelli, il ras della sanità lombarda oggi al ministero della Cultura. Arrestati tra le proteste dei big del Pdl, Grossi e Gariboldi risarciscono e patteggiano. Intanto un sindacalista della Cgil manda ai pm una mappa di Santa Giulia piena di zone nere: i veleni sono ancora lì, i misuratori di inquinanti "sono stati distrutti", il "percolato" tossico delle discariche ha invaso le falde. Ddt, pesticidi e scorie che i tecnici classificano così: "Sostanze cancerogene, che mettono a rischio la fertilità e possono danneggiare i bambini non ancora nati".

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