Il politico: difendo solo la mia terra aggredito a schiaffi e manganellate
Nemmeno il settimo giorno si è riposato, anzi ha fatto gli straordinari. Di buon mattino già a Taverna del Re, dopo aver lasciato il commissariato di Giugliano solo in tarda serata. Raffaele Vitale è il giovane segretario del Partito Democratico di Parete e consigliere comunale d’opposizione. Non gli è servito ad evitare di essere fermato dalla polizia e portato in commissariato per l'identificazione, al culmine della prima settimana di proteste contro la riapertura del sito al confine tra Parete e Giugliano. «Voglio solo contribuire a difendere pacificamente il mio territorio da un provvedimento inaccettabile. Ma ora le forze dell’ordine hanno cambiato strategia, non sono più così disposte al dialogo e questo fa salire notevolmente la tensione». Il racconto, dal versante casertano, delle barricate (pacifiche) che i cittadini di due province stanno mettendo in atto è una ballata dolente, senza swing. Deve fare i conti con la rassegnazione di una terra a cui non è bastata una legge dello Stato, la 426 del 1998, per ottenere la bonifica dalle ferite delle ecomafie. Il presidio di oggi non ha nulla a che vedere con la grande mobilitazione del 1998, che portò ventimila persone a bloccare l’apertura di una nuova discarica a Masseria Bianca nel comune di Villa Literno e «costrinse» il Parlamento ad approvare una legge ad hoc, perduta e confusasi negli sprechi e negli anni. «Qui non è Terzigno, ma resistiamo, teniamo alta l’attenzione», sottolinea Vitale e aggiunge: «In questi giorni, tranne rari episodi, si è affermata una protesta pacifica, portata avanti da persone perbene, eccezion fatta per un gruppetto di facinorosi legati agli ultrà del Giugliano calcio, con cui noi stessi non abbiamo mai avuto a che fare. Ieri invece la polizia mi ha trattato da delinquente, umiliato solo per aver rivendicato il diritto a dire no a un sopruso: questo è inconcepibile». La versione di Raffaele inizia alle 17 di mercoledì scorso: «Eravamo tutti seduti, ci tenevamo per mano e non c’erano camion che dovevano sversare. All’improvviso è arrivato l’ordine di sgomberare il presidio. Non c’era necessità, abbiamo cercato di farlo capire, ma la risposta è stata dura». Riprende: «Mi hanno trascinato per diversi metri e per farmi salire in auto mi hanno riempito di calci, ho provato a dire che svolgo il mio ruolo di segretario politico del Pd e di consigliere comunale, ma non c’è stato verso». Poi la corsa a sirene spiegate in commissariato. «Eravamo in cinque, tenuti in una stanza buia per mezz’ora, fino alle 20.30 quando sono iniziate le procedure di identificazione». Nessun reato è stato alla fine contestato a Vitale. Per lui sono arrivati al commissariato il deputato del Pd Stefano Graziano, il capogruppo al Comune di Parete Rosa Di Nardo, gli ex sindaci di Parete, Pietro Ciardiello, e di Giugliano Francesco Taglialatela. Dopo un paio d’ore è stato rilasciato e ieri era di nuovo a Taverna del Re, «perché lo Stato ci aveva promesso di recuperare questo territorio, non di dargli il colpo di grazia. Il vero timore ora è che Taverna del Re diventi a lungo sversatoio della provincia di Napoli, tranne i paesi vesuviani che scaricheranno a Terzigno», rimarca. Accanto a lui c’è Francesco, che fa il fabbro a Torino ma ha sentito il bisogno di venir giù a sostenere la protesta. Anche lui è stato portato via per l’identificazione: «Mi hanno rotto la telecamera mentre riprendevo tutte le scene e poi hanno messo me e Raffaele nella stessa auto. La gente deve essere più vicina al presidio, deve indignarsi e non continuare a subire», dice. Domani mattina ci sarà la manifestazione decisa dai sindaci dei Comuni casertani vicini al polo delle discariche. Un corteo pacifico per ottenere la chiusura del sito «e chiedere allo Stato di rispettare le sue stessi leggi», conclude Raffaele. Sarà un banco di prova anche per il destino della protesta.