Veleni del fiume, la Procura apre l'inchiesta

Il procuratore capo Izzo acquisisce il dossier dei tecnici del Comune
5 novembre 2010 - Domenico Barbati
Fonte: Il Mattino Salerno

Solofrana I veleni riversatisi sui terreni adiacenti il Solofrana diventano ogni giorno che passa più «pesanti». Dopo la denuncia del primo cittadino, Franco Longanella, anche la Procura della Repubblica ha deciso di vederci chiaro. Il procuratore capo, Gianfranco Izzo, ha chiesto di visionare l’intero dossier realizzato dai tecnici del Comune di Castel San Giorgio. L’allarme lanciato dal sindaco rappresenta un atto d’accusa molto chiaro su quello che alcuni enti avrebbero dovuto fare nel corso degli ultimi venti anni e che non è stato fatto generando, di fatto, la situazione ad alto rischio che è oggi sotto gli occhi di tutti. E c’è anche un precedente: quello di Nocera Inferiore, quando, dopo l’ennesimo allagamento, il sindaco Romano invio gli atti ai magistrati e da quell’inchiesta ne è nato un processo che è alle prime battute. «Il problema - spiega Franco Longanella - non sono le esondazioni. Quando un fiume come il Solofrana esonda, la quantità di acqua è facilmente diluibile. Il problema è la sicurezza degli argini. Quando gli argini cedono i terreni adiacenti e le strade diventano il nuovo corso del fiume. Una quantità di acqua che porta con se una tale quantità di veleni che il terreno non può sopportare e che a volte, per poter essere resi innocui, bisogna attendere anche un secolo». Berillio, stagno, cromo, arsenico, piombo, vanadio sono solo alcuni dei metalli pesanti e degli elementi trovati in grande quantità nei terreni interessati dall’esondazione e dalla rottura degli argini. «La rottura degli argini - spiega ancora il sindaco Longanella - provoca un effetto indiretto. Restringe ancor di più il corso del fiume perchè siamo costretti a ripararli con blocchi di cemento, così che al prossimo nubifragio sarà più facile l’esondazione. Insomma o si affronta il problema o il danno diventa enorme». E ad affondare il bisturi nella piaga ci pensa anche l’assessore alla sanità Raffaele Sellitto: «Questi veleni - spiega Sellitto - sono altamente cancerogeni e se entrano nella catena alimentare attraverso gli animali da cortile o le colture sono devastanti per l’uomo». La stessa acqua per l’irrigazione dei campi è a rischio. Gli impianti del Consorzio di Bonifica, infatti, mentre risultano incanalati fino alla frazione di Santa Maria a Favore, da quel punto in poi scorrono invece a cielo aperto e proprio vicino al Solofrana con la possibilità, neanche tanto remota, che l’uso di acqua consortile per irrigare i campi rappresenta un rimedio peggiore del male. Nel frattempo l’ordinanza di divieto assoluto di coltivazione sui terreni interessati dagli allagamenti del 31 luglio scorso comincia a produrre i suoi effetti. I vigili urbani non solo hanno comunicato ai contadini il divieto, ma sono impegnati anche a far rispettare l’ordinanza. Le ripercussione economiche su centinaia di famiglie sono gravissime. «Ci impegneremo a far arrivare fondi per il sostegno all’agricoltura in caso di calamità - chiude il sindaco - ma non è ipotizzabile vendere prodotti coltivati in quei terreni. Ne va della salute delle persone».

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