«Golfo in condizioni disastrose lo stop agli impianti colpo mortale»

Soggiorno, scienziato del Dhorn
"Lavorare subito per scongiurare una nuova emergenza d'0estate"
4 novembre 2010 - f.m.
Fonte: Il Mattino

Non c’è più un sol giorno da perdere per curare il nostro mare. Bisogna intervenire in fretta, alle radici, per scongiurare una nuova emergenza nei mesi dell’estate. Categorico il professor Enzo Saggiomo, responsabile del dipartimento Ecologia Costiera nella Stazione Zoologica di Napoli.
«La crisi dei depuratori e l’aumento degli sbocchi fognari abusivi hanno già provocato devastazioni e paralisi. Non possiamo aspettare che i giorni dell’emergenza si ripetano».
La vertenza giudiziaria fra la Regione e i privati, però, non sembra avviata verso una soluzione. «Non so cosa potrà accadere nei prossimi mesi. Dico soltanto che bisogna far presto e ritrovare la strada della ragione, tutti insieme».
Quali sono le condizioni ambientali del golfo, attualmente? «Le stesse di qualche mese fa, cioè disastrose. Naturalmente il gioco delle forti correnti stagionali serve a coprire qualsiasi motivo di preoccupazione. Ma non per questo il mare si può dire guarito».
Come funziona il depuratore di Cuma, dopo tante polemiche? «Non saprei cosa dire. Siamo in regime di ordinaria manutenzione, almeno per qualche mese. Cosa accadrà dopo la scadenza della proroga imposta alla Hydrogest? Non faccio certo l’indovino, non saprei cosa prevedere».
Quali sarebbero le conseguenze di un blocco totale degli impianti di depurazione? «Credo gravissime. L’intero sistema eco-marino potrebbe saltare. Il mare del golfo partenopeo è già troppo stressato. Le conseguenze sul patrimonio ambientale, sulla pesca, sulle attività produttive si sono già rivelate preoccupanti».
Rispetto al processo d’inquinamento del Mediterraneo, siamo messi peggio o meglio? «Possiamo soltanto dire che siamo messi molto male. Per troppi decenni abbiamo considerato il nostro mare una cloaca, da sfruttare impunemente e mortificare. Oggi il processo di recupero è più difficile».
Perché si è aspettato tanto tempo, prima di intervenire? «Anche questa è una domanda impossibile. Troppi interessi, abusi di potere, veti incrociati. Le conseguenze ora sono incalcolabili».
Come rappresentante della comunità scientifica, si sente in qualche modo responsabile? «Non direi. Abbiamo denunciato per decenni la gravità del progressivo degrado dei nostri ambiti costieri. Quasi mai, siamo stati presi sul serio. Oggi emerge una coscienza nuova, alla base dei grandi programmi di bonifica che si profilano all’orizzonte. Anche la Comunità Europea, da molto tempo, inutilmente ha cercato di ammonire i nostri governanti. Siamo in tempo per intervenire? Voglio proprio sperarlo»

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