Depuratori, sulla regione una stangata da 87 milioni
Si complica la vertenza del depuratore di Cuma. La terza sezione civile del Tribunale di Napoli ha inflitto alla Regione Campania un decreto ingiuntivo per l’indennizzo della somma di 87 milioni di euro alla società Hydrogest, concessionaria del servizio e protagonista delle ultime, tormentate vicende che hanno rischiato di provocare un vero e proprio disastro ambientale all’interno del golfo partenopeo. Inutilmente, in diverse riprese, la società (che gestisce gli impianti di Cuma, Acerra, Marcianise, Napoli nord e Regi Lagni) aveva sollecitato il pagamento delle somme arretrate necessarie per potenziare i depuratori e sostenere le spese di esercizio, in particolare la copertura degli stipendi per i quattrocento dipendenti impegnati nei centri di bonifica. Contestando il provvedimento, la Regione ha presentato immediatamente un ricorso. Da sette anni, come si sa, è in atto un contenzioso per la definizione del contratto di gestione che vincola la Hydrogest al funzionamento dei più importanti depuratori della Campania. Dopo inutili, snervanti trattative, nell’estate dell’anno scorso si è arrivati alla rottura dell’accordo. Ma i privati, in attesa di risolvere la vertenza amministrativa, sono stati obbligati ad assicurare la manutenzione provvisoria degli impianti sino alla fine di gennaio 2011, per scongiurare la paralisi. Cosa succederà ora? L’incredibile odissea del depuratore di Cuma continua, ma non sconvolge i piani degli amministratori regionali. «Procediamo a passi spediti verso la trasformazione dei depuratori, dei collettori, dell’intero sistema di bonifica che ha provocato tante polemiche nel corso degli ultimi decenni», dice l’assessore regionale per l’Ambiente, Giovanni Romano. «Dobbiamo affrontare le conseguenze di troppi errori e di troppe leggerezze che nel passato hanno condizionato lo sviluppo dei nostri ambiti territoriali. Non sarà facile, ma riusciremo nell’intento». Dal giorno dell’insediamento, sei mesi fa, il professore Romano lavora intensamente per garantire un nuovo assetto alla rete dei depuratori e degli impianti di bonifica in Campania. I problemi della perenne emergenza-rifiuti hanno complicato le cose, in particolare negli ultimi mesi. Ma l’assessore continua a essere ottimista: entro la fine dell’anno il progetto di trasformazione dei centri di bonifica potrà essere completato. Non più società private, tanto meno interessi clientelari. La responsabilità dei bacini territoriali sarà direttamente assunta dall’amministrazione regionale, che immediatamente potrà bandire le gare di appalto per Cuma e per gli altri più importanti impianti di depurazione della Campania. La vertenza giudiziaria, come si capisce, non si risolverà in tempi brevi. I riflessi sul futuro delle società di gestione e sui livelli occupazionali dei dipendenti saranno considerevoli, anche perché la Hydrogest nel frattempo è stata messa in liquidazione. Ma i motivi di più forte preoccupazione riguardano i rischi di una definitiva paralisi che potrebbe costare cara alla salute del nostro ambiente, in particolare del nostro mare. Con il ritorno dei mesi freddi difficilmente si percepisce la gravità dell’inquinamento che purtroppo ha già devastato gli ambiti costieri regionali, da Mondragone al golfo di Pozzuoli, da Posillipo alla costa vesuviana, ai confini della riserva protetta di punta Campanella. «Non possiamo permettere che il degrado delle passate gestioni finisca per compromettere i valori essenziali del nostro patrimonio ambientale», conclude l’assessore per la Protezione Civile, Edoardo Cosenza. «Il recupero dell’impianto di Cuma e dell’intera rete di depurazione costiera dovrà rappresentare il punto di partenza per avviare un programma di sviluppo delle straordinarie potenzialità ambientali purtroppo mortificate in Campania».