«Strumento obbligatorio per legge gravissimo un ritardo di 11 anni»
«È come se uno di noi decidesse di ristrutturare il proprio appartamento, affidandone i lavori ad una ditta senza porre condizioni, senza cioè stabilire il termine della consegna delle opere e le eventuali penali per i ritardi o i danni commessi». Il professore Orazio Abbamonte, esperto di diritto amministrativo, fa ricorso ad un esempio semplice e intuitivo per commentare il contratto fantasma tra Comune e Asìa.
Che cosa non le quadra in questa vicenda? «È molto semplice: nel testo delle leggi sull’ordinamento degli enti locali la gestione dei servizi pubblici deve essere assicurata, anzi disciplinata, attraverso un contratto di servizio, un testo dell’accordo attraverso il quale il Comune definisce le forme di erogazione di servizi destinati al raggiungimento dell’obiettivo di volta in volta prefissato; che stabilisca, ancora, le modalità di pagamento e le penali in caso di mancato raggiungimento degli stessi obiettivi. Così avviene, per esempio, per l’Anm o per l’Arin».
Eppure siamo ancora fermi a due delibere, la prima delle quali risale addirittura al secolo scorso. «Ed è questo l’aspetto più inquietante di tutta la vicenda: trovo abnorme l’elemento temporale. Eppure la legge è chiara, e obbliga l’ente locale a stipulare questi contratti. Undici anni senza riuscire a sottoscrivere un contratto sono davvero troppi. E il fatto qui si parli di Asìa come di una “partecipata” del Comune di Napoli non esime certo dagli obblighi suddetti». Professore, ma come se lo spiega questo lungo lasso di tempo? «Nello stesso modo con cui mi spiego che siamo pieni di rifiuti. Questo vuoto temporale sembra il sintomo di un disordine amministrativo. Altrimenti come si giustifica un ritardo di 11 anni?».
Responsabilità? «Una delle cose che accompagna sempre il disordine amministrativo è lo scaricabarile delle responsabilità. Non c’è il parametro della regola, e in mancanza di esso si crea sempre, inevitabilmente, il vuoto di responsabilità. Ognuno si sente in diritto di contestare l’altro».
E qui si arriva ai giorni nostri. E alla nuova emergenza rifiuti. «La verità è che si è andati avanti, di emergenza in emergenza, per ordinanze congiunturali; non c’è un sistema ordinato di diritti e di obblighi».
E adesso che la vicenda è approdata davanti a un organo giurisdizionale amministrativo che succederà? «Tralasciando il capitolo delle eventuali responsabilità in sede penale, ipotizzabili solo in termini di dolo e colpa, credo che una abnormità simile non sia affatto uno scherzo che si possa archiviare così, su due piedi. Gestire quasi “en amitiée” il rapporto tra Comune e Asìa potrebbe presto diventare oggetto di approfondimenti ulteriori, a cominciare dai profili di responsabilità amministrativa da parte della Corte dei Conti».