Asìa "abusiva", mai siglato il contratto con il Comune

Manca il documento che deve regolare i rapporti tra l'ente e la società partecipata. Il caso al Tar
4 novembre 2010 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

La scheda Ma quanto costa alla collettività il servizio di raccolta e spazzamento dei rifiuti nella città di Napoli? E quanti soldi sono dovuti a titolo di eventuale risarcimento, in caso di mancato adempimento degli obblighi di legge? Domande lecite da porsi, e tanto più legittime quando in ballo c’è l’erogazione di denaro pubblico. Eppure questi stessi quesiti restano senza risposta se si concentrano sul rapporto tra il Comune di Napoli e l’Asìa, l’Azienda servizi igiene ambientale. Inevitabile che accadesse ora. In queste ultime settimane coincise con un violento ritorno di fiamma dell’emergenza rifiuti accade che qualcuno sia tornato a porseli, questi interrogativi. Nasce così il ricorso presentato davanti al Tribunale amministrativo regionale della Campania da un professionista napoletano, l’avvocato Raffaele Di Monda, che dopo aver inutilmente richiesto all’amministrazione comunale cittadina la documentazione che regolamenta i rapporti tra ente e società partecipata cui è demandato l’intero comparto di raccolta della spazzatura, non ha ottenuto risposta. E per questo ha fatto ricorso al Tar. In realtà la domanda che si pone Di Monda se la sono posta in tanti, e soprattutto in quest’ultimo periodo. Ufficiosamente si riesce a fare una stima: basta pensare ai 170 milioni di euro l’anno incassati da Palazzo San Giacomo nell’esazione della tassa sui rifiuti più cara del mondo. Ma la vera sorpresa è un’altra: tra Comune di Napoli ed Asìa non esiste alcun contratto. Meglio: non è mai esistito. Giuridicamente il rapporto è zero. E la scoperta è giunta proprio grazie al ricorso fatto al Tar Campania, dove l’Avvocatura del Comune di Napoli ha presentato - con documentazione protocollata il 19 ottobre scorso - una nota ufficiale firmata dal dirigente dell’Unità di Progetto gestioni rifiuti, che fa capo al Dipartimento Ambiente. «Attesa la delicatezza della questione - si legge - che tra l’altro vede convenire il giudizio il Comune di Napoli innanzi all’eccellentissimo Tar Campania, si comunica che il rapporto tra l’Asìa e l’amministrazione comunale è regolato, nelle more dello stipulando contratto di servizio, dalle deliberazioni di affidamento del servizio di seguito elencate ed allegate». Seguono poi gli allegati. Attenzione a quell’inciso: «nelle more dello stipulando contratto di servizio». Possibile? Possibile che il contratto non sia stato ancora sottoscritto? È così. Eppure quelle delibere in allegato portano una data ormai lontana, ben distante persino dalla prima grande emergenza rifiuti, quella che nel 2008 portò ai gravi fatti di Pianura. Sempre l’Avvocatura del Comune di Napoli chiarisce infatti che le deliberazioni sono quelle del Consiglio Comunale di Napoli, la numero 119 del 10 maggio 1999 e la numero 221 del sette novembre 2003. Poi più niente. E dunque è dai lontani tempi in cui la giunta era guidata da Antonio Bassolino (delibera del 1999) che si attende il perfezionamento di un contratto che ancora non c’è. E non è un copione scritto per la famosa serie di telefilm di fantascienza «Ai confini della realtà». Commenta l’avvocato Di Monda, il cui ricorso ha fatto emergere in sede giudiziaria la vicenda: «L’inesistenza di un regolare contratto in materia di gestione dei rifiuti è l’ennesima riprova di una ultradecennale cattiva gestione della cosa pubblica. I nostri amministratori hanno determinato per loro volontà politica una devastante crisi ambientale, che parte dagli sversamenti di rifiuti tossici e giunge alla mancata regolamentazione della gestione dei rifiuti attraverso un contratto. Per arrestare lo scempio ambientale che è sotto gli occhi di tutti, il governo dovrebbe immediatamente commissariare il Comune di Napoli».

Powered by PhPeace 2.6.4