Percolato e pale eoliche, scempio nella valle del Tammaro

Ambientalisti all'attacco: così la deregulation uccide verde e scavi archeologici
4 novembre 2010 - r.cap.
Fonte: Il Mattino

INVIATO Campobasso. L’ultima frontiera sono le pale dei mulini, le torri eoliche che sovrastano le montagne molisane. Ce ne sono 430, assieme alla centrale Turbogas di Termoli producono energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno regionale e di un pacchetto di comuni vicini. Tra qualche mese, se il programma sarà rispettato, di energia ne sarà prodotta ancora di più, così tanta da consentire il decollo del Molise. Sghignazzano gli ambientalisti: «Il decollo vero, ci faranno volare in cielo. Ma di soldi qui non ne resteranno». Tutta colpa della deregulation, della liberalizzazione del piano energetico. Per installare una torre eolica è sufficiente presentare una domanda, cosa che è stata già fatta in due terzi dei comuni del Molise: altre 3.030 eliche che andranno a modificare il paesaggio della valle del Tammaro, a intralciare le vedute sugli scavi archeologici e sulle vestigia sannite, a spezzare il silenzio delle montagne. Proprio ieri, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Essebiesse Power contro il ministero dei Beni Culturali. Ebbene, il supremo organo amministrativo ha stabilito che tra Cercepiccola e San Giuliano del Sannio, a ridosso dell’area archeologica di Saepinum-Altilia possono essere impiantate ben 16 torri eoliche: come se costruissero sedici mulini a vento alti centocinquanta mentri intorno alle mura di Pompei e di Ercolano o proprio di fronte al Colosseo. Tra un anno ce ne sarà una ogni 1,4 chilometri quadrati. Spiegano i rappresentanti della rete ambientalista: «Sono troppe, davvero troppe. E inutili. Ci rispondono che siamo arretrati, che le torri eoliche portano ricchezza. Verissimo, ma a chi la portano? Non certo a noi molisani, e neppure ai contadini che mettono a disposizione i loro terreni: a loro vanno tremila euro l’anno per il canone di locazione. Ed è tutto quanto guadagna il territorio». Aggiugono: «Sono soldi i nero, quattro pidocchi. Con l’eolico stanno ripetendo la stessa storia dei rifiuti: danno qualcosa ai contadini e li interrano nei campi. È così che hanno distrutto l’agricoltura nel Venafrano». Aggiungono ancora: «Qui si sono concentrate le ditte costrette a lasciare la Sardegna, la Calabria, la Sicilia, dopo le inchieste sulle energie rinnovabili. Ce li troviamo tutti a casa, e su molte imprese, soprattutto quelle campane, abbiamo fortissimi sospetti». Un business a moltissimi zeri, affare che fa gola alla camorra. Le cifre le fornisce Michele Pietraroia attraverso una nota trasmessa il 19 agosto al prefetto di Campobasso Stefano Trotta, alla Dda e alla Direzione nazionale antimafia: «Considerato che per ogni torre è assicurato un guadagno netto annuo che oscilla tra 600 mila e un milione di euro, se ne deduce che per ogni anno sono in ballo profitti netti per circa 4 miliardi di euro. Qui nel territorio resterebbero, però, solo 30 milioni. Nei prossimi dieci anni in Molise in questo settore ci sarà da spartirsi 40 miliardi di euro, una somma che è pari quasi al doppio della recente manovra economica nazionale per il risanamento dei conti pubblici». Aggiunge il consigliere regionale del Pd: «Una quantità così ingente di danari, pari a 40 volte i fondi post-terremoto, richiama interessi non sempre limpidi e può vedere coinvolte lobby di potere e associazioni criminali come sta emergendo da diverse inchieste giudiziarie aperte in varie Procure italiane»

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