Le reazioni Il sindaco Di Brino: «Pronti a fermare gli automezzi» Si mobilitano gli ambientalisti via alla raccolta di firme

Così l’impianto di Termoli è diventato pattumiera d’Italia

Più che sufficiente per il territorio ma un anno fa il gestore si è fatto autorizzare l'ampliamento
3 novembre 2010 - r.cap.
Fonte: Il Mattino

Un impianto sovradimensionato, più che sufficiente a soddisfare per anni e anni le esigenze dell’area industriale di Termoli - per la quale era stato costruito - e anche dell’intero Molise. Eppure, un anno fa, la Cosib, che gestisce il depuratore, chiese alla Regione (e la ottenne) l’autorizzazione all’ampliamento, trasformando la sua attività da servizio alle imprese a terminale di scorie industriali di mezza Italia. In violazione allo statuto, sostengono il Pd e il Nuovo Psi, che nei giorni scorsi hanno presentato mozioni e interpellanze al presidente del Consiglio regionale del Molise e al presidente della Giunta, chiedendo spiegazioni, chiarimenti, la revoca dell’autorizzazione allo smaltimento delle acque reflue, addirittura il commissariamento del consorzio industriale. Perché è là, nel depuratore della cittadina adriatica che batte bandiera blu, che finirebbero i rifiuti tossici e nocivi trasportati da ditte collegate a ecomafiosi campani e al clan dei Casalesi. Condizionale d’obbligo, perché la verifica - sollecitata con forza negli ultimi dieci giorni da varie forze politiche e dallo stesso sindaco di Termoli - non è ancora avvenuta. Oreste Campopiano, segretario regionale del Nuovo Psi, s’interroga: «Perché è stato consentito che la gran parte dei rifiuti speciali conferiti provenisse da altre regioni, e in particolare dalla Campania, con costi decisamente più alti connessi quanto meno all’incidenza del trasporto?. E perché mai non si revoca con provvedimento formale e tempestivo, l’autorizzazione al conferimento dei reflui provenienti da fuori regione, così da eliminare ogni ”ragionevole dubbio” circa la provenienza e qualità dei rifiuti scaricati?». Il sindaco di Termoli, Michele Di Brino, ha anticipato l’intenzione di impedire il transito dei camion diretti al depuratore. E il consigliere regionale del Pd, Michele Petraroia, assieme a un vasto cartello di associazioni ambientaliste, si sta preparando alla mobilitazione, con una raccolta di firme e una manifestazione a carattere regionale che si terrà a Campobasso tra venti giorni. Nel pacchetto di Petraroia, anche la protesta contro l’eolico selvaggio, che inizierà questa mattina con i presìdi dinanzi alla sede del Tar. In tutto il territorio della Regione Molise, nello stesso periodo, saranno distribuiti volantini ed affissi manifesti, gireranno autovetture munite di altoparlanti e si terranno assemblee popolari e comizi pubblici. Un’azione sostenuta, sinora, da 2.300 firme raccolte in pochi giorni e finalizzata alla moratoria legislativa «che fermi la devastazione ambientale e gli scempi paesaggistici in atto». Devastazione documentata dal rinvenimento dei pesci morti nell’invaso del Liscione, che attesta l’avvelenamento delle acque del Biferno. «Rammento a me stesso - dice Petraroia - che dal lago di Gurdialfiera partono condotte idriche per il Basso Molise e per la Puglia per il riutilizzo dell’acqua della diga». Poi la vicenda Cosib e Montagano: «Va stoppata - prosegue il consigliere regionale - una pratica che induce le amministrazioni locali o i Consorzi industriali a smaltire rifiuti extra-regionali solo per fare cassa. È sbagliato far giungere rifiuti tossici e nocivi di origine industriale e chimica nelle campagne di Montagano. È un grave errore trasformare Termoli da città turistica in un ricettacolo del percolato prodotto dalle discariche di altre regioni». L’obiettivo? Alzare il livello di guardia sull’inquinamento da radiazioni elettromagnetiche, sulle emissioni in atmosfera di inceneritori, aziende chimiche e centrali a biomassa, sugli scarichi di reflui, di percolato e di sostanze tossiche nei corsi d’acqua. «La salute dei - conclude - cittadini non può essere monetizzata».

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