Quattro mini-discariche per tre anni ecco il piano per uscire dal baratro

I nuovi siti tra Napoli e Caserta. Via allo screening delle cave. Poi i nuovi inceneritori
3 novembre 2010 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Spazzatura a Napoli Allungare la vita alle discariche di Chiaiano, Terzigno e Giugliano di almeno un anno: poi 4 minidiscariche per 36 mesi in grado di garantire almeno un milione di tonnellate di rifiuti; quindi l’utilizzo delle cave per arrivare a fine 2013 con i termovalorizzatori di Napoli Est, Salerno e Giugliano attivi; definire i contratti per mandare in Scandinavia un po’ della nostra monnezza a un prezzo inferiore a quello che si paga oggi per smaltirla nelle discariche campane. Questi gli step per dare corpo definitivamente al ciclo integrato dei rifiuti. I punti principali del piano post-Bertolaso per uscire dal baratro attuale. Fuor di metafora il principio è quello della «zonizzazione». Vale a dire che territori ed enti locali si devono assumere la responsabilità dei propri rifiuti. Il piano Certo, dopo che il premier Silvio Berlusconi ha depennato la seconda discarica di Terzigno con un tratto di penna sgretolando la legge voluta da Bertolaso, sarà un po’ più difficile andare a parlare con le popolazioni e convincerle che è necessario aprire altri invasi o non se ne esce. Tuttavia la strada è quella. Il piano - per ora tratteggiato a grandi linee, non sono ancora state decise definitivamente le localizzazioni degli invasi - viene fuori quando il Capo della protezione civile con la testa è già sulla strada per Capodichino dove sta per imbarcarsi sull’ennesimo aereo che lo porterà sulla scena di uno dei tanti disastri in corso in Italia. «Finalmente soli? Quello che è certo è che davvero una tragedia quella che stiamo vivendo». La battuta che trapela dal Palazzo di Governo. In riferimento all’addio di Bertolaso dopo che anche il galateo istituzionale ha esaurito la liturgia del «passaggio di consegne». Ora a quel tavolo in Prefettura ci sono il presidente della Regione Stefano Caldoro, quello della Provincia Luigi Cesaro e i rispettivi assessori all’Ambiente Giovanni Romano e Giuseppe Caliendo, il corteo dei tecnici e valige piene di studi e documenti. E poi ci sono alcuni parlamentari del Pdl. Tutti orfani del «dottore» ma tutti consapevoli che come ha sempre ha detto Bertolaso «serve un grande buco» dove mettere la spazzatura per almeno 36 mesi, tempo necessario per costruire gli impianti. Se ne serviranno 4 di buchi - però piccoli - non è che poi cambi molto. Da quel tavolo esce la bozza di piano che verrà affinato a cominciare da oggi e sarà definitivo entro pochi giorni, perché il tempo è il fattore che manca come in ogni emergenza che si rispetti. Dunque cominciamo dal primo punto: come è possibile allungare la vita delle discariche già operative? Aumentando la raccolta differenziata e facendo partire immediatamente gli impianti di compostaggio. Due passaggi quasi a costo zero che si possono ottenere con una migliore organizzazione della raccolta dei rifiuti che è compito dei Comuni. In questo modo si possono far vivere di più le discariche di tal quale, vale a dire scaricarvi dentro meno sacchetti neri. Il punto più spigoloso è quello delle minidiscariche che è il perno del principio di zonizzazione. Entro 12 mesi bisogna individuarne almeno quattro. Che subentreranno a quelle dove cui la vita non si può allungare più. Anche se non sono stati individuati i siti non è un eccesso di fantasia immaginare che un paio dovranno essere collocati nella provincia di Napoli. Parallelamente bisogna utilizzare le cave dismesse nelle quali è consentito sversare rifiuti inerti. Il punto è come rendere inerti, quindi innocui i rifiuti tal quali. La ricognizione - attualissima - fatta su questi siti ha fatto venire fuori che su 1501 cave, 264 sono attive mentre 1237 sono cave abbandonate, abusive o dismesse. Di esse 691 risultano certamente abbandonate, prive di vincoli amministrativi o obblighi per gli ex gestori e dunque utilizzabili in tempi brevi. In particolare, in provincia di Caserta vi sono 409 cave inattive - delle quali 280 abbandonate - inserite in un piano di recupero ambientale dal commissario di Governo. Ora 124 sono utilizzabili subito e danno una disponibilità di 34 milioni di metri cubi per accogliere materiali inerti e no. Complessivamente sul territorio campano si trovano 71 siti nella provincia di Avellino, 73 in quella di Benevento. A Caserta ce ne sono 280, 113 nella provincia di Napoli e 154 nel salernitano. Dunque 124 sono teoricamente già pronte per accogliere materiale inerte o da inertizzare. Di pari passo deve camminare l’invio all’estero di parte dei rifiuti: l’assessore regionale Romano sta preparando il contratto per portare fuori - in Scandinavia - la spazzatura. Secondo i primi calcoli si starebbe ben sotto i 100 euro a tonnellata. Attualmente lo smaltimento costa 99,98 euro a tonnellata, il costo è stato stimato dalla Sapna nelle discariche nostrane. I nordici stanno corteggiando i nostri politici perché per loro la spazzatura è carburante da mettere nei termovalorizzatori per fare un doppio affare: si fanno pagare per accoglierla. E la utilizzano per produrre energia da vendere ai loro popoli a buon prezzo e accendere i lampioni. Come dire vedi Napoli e ti illumini.

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