Preso a esempio dai vip in tv, la rivincita del Sindaco rimosso
Da sindaco di un Comune di duemila abitanti a volto popolare della televisione, citato come esempio da giornalisti e politici nazionali. Abituato a «fare» più che a «parlare», Vincenzo Cenname - ex primo cittadino rimosso dal suo incarico con decreto del ministro dell’Interno Roberto Maroni per essersi opposto alla provincializzazione dei rifiuti - è ormai mediaticamente alla ribalta. Da Anno zero a Che tempo che fa, da Parla con me a Report, ormai il caso Cenname è fra i più «famosi» d’Italia.
Come vive questa improvvisa popolarità? «È una cosa che mi fa piacere, ma non per un fatto personale, bensì perché credo sia necessario far conoscere a tutti le situazioni gravi che si registrano nel nostro Paese, la miopia del sistema politico e la scarsa attenzione per i cittadini. L’obiettivo ovviamente è andare oltre, superando gli errori e facendo trionfare il giusto».
È soddisfatto delle tante persone che si stanno schierando al suo fianco? «La vicinanza di tanti cittadini, di tanti personaggi pubblici mi risolleva dopo mesi di silenzio e di amarezza, inevitabilmente seguiti alla mia rimozione».
Ci sono anche tanti personaggi conosciuti dalla sua parte. «All’inizio di questa storia, hanno preso posizione a mio favore Dario Fo e Franca Rame, primi firmatari della petizione popolare inviata al presidente della Repubblica per chiedere (invano a questo punto) che si sospendesse l’iter di scioglimento del mio consiglio comunale. Poi ci sono stati il vicedirettore de La Stampa Massimo Gramellini, il giornalista Peter Gomez, il presidente nazionale dei Verdi per la Costituente ecologista Angelo Bonelli che ha chiesto ai partiti di intervenire per annullare il decreto di rimozione. E molto emozionante è stato sentire parlare di me da Roberto Saviano».
Come giudica tanta attenzione per lei da parte dei media e dell’opinione pubblica? «Oggi per me rappresentano uno strumento necessario per far arrivare a tutti il messaggio che mi sta a cuore e cioè che spesso la parola chiave per la risoluzione dei problemi è semplicemente “buonsenso”. Dimostrare che le cose, se si amministra per amore del proprio territorio e della propria gente, si possono fare. E credo che una corretta e sana informazione non possa esimersi dal divulgare una storia paradossale come la mia».
In un’intervista ha affermato che se «il pubblico non è all’altezza, allora deve lasciare»; cosa intendeva? «Semplicemente che chi è chiamato a gestire la cosa pubblica, è tenuto a farlo con senso del dovere e competenza, nell’interesse collettivo. Chi non è in grado abbandoni la poltrona perché la gente ha bisogno d’altro».
Della storia di cui è protagonista che cosa l’amareggia di più? «Essere stato trattato come il peggiore dei mafiosi, con un consiglio sciolto nel giro di pochi giorni, mentre quello del Comune di Fondi, su cui gravava un forte sospetto di infiltrazione camorristica, è stato tutelato dallo Stato».
C’è un elemento positivo in questa vicenda? «Sì, l’aver visto con i miei occhi una crescente consapevolezza delle persone che cominciano a rivendicare con forza i propri diritti, senza accettare in maniera passiva decisioni sbagliate».