Colletta a Pianura: «Paghiamo le spese, non archiviate l’inchiesta»
Quattordicimila euro per continuare a sperare. Soldi raccolti nel quartiere e portati (simbolicamente) in un’aula di giustizia, dove questa mattina si decide il destino dell’inchiesta sulla discarica di Pianura. Trentanove potenziali vittime della grande gola di Napoli ovest, una sola mossa dinanzi al giudice: chiedere di non archiviare il reato più grave - l’accusa di epidemia colposa - spingere le indagini in avanti, magari con il sostegno dello stesso quartiere occidentale. È così che nasce la decisione delle parti offese: raccogliere soldi per finanziare le indagini, come suggerito nella sua relazione dallo stesso consulente della Procura. Fare una colletta, arrivare a quota quattordicimila euro per sostenere una causa a cui tengono in tanti, tra Pianura, Soccavo e i comuni del versante flegreo: finanziare l’inchiesta sul rapporto tra tumori e discarica, tra malattie respiratorie e il grande invaso napoletano che per anni ha ingoiato di tutto. Giudice Buccino Grimaldi, questa mattina un passaggio cruciale: si discute la richiesta del pm Stefania Buda di archiviare l’accusa di epidemia colposa, al termine del lavoro svolto da un consulente della Procura, che aveva sottolineato l’impossibilità di indagare in mancanza del registro dei tumori. Anzi - aveva aggiunto il consulente - sarebbero necessari soldi e tempo per coprire i vuoti e raccogliere quei dati necessari a soddisfare la sete di giustizia di una popolazione che per decenni ha convissuto con la discarica di Pianura. Un passaggio che non è caduto nel vuoto e che ha messo in moto una sorta di azione corale. Difese dal penalista napoletano Marcello Lombardi, le trentanove persone indicate come parti lese hanno deciso di raccogliere soldi e di autofinanziare la propria richiesta di giustizia. Come a dire: se servono soldi, se l’obiettivo è raggiungere quota quattordicimila (la cifra stimata dal consulente della Procura), allora siamo pronti alla colletta porta a porta. L’obiettivo è convincere il giudice a non archiviare, a non raccogliere la richiesta della Procura. A non calare il sipario e a tenere accesi i riflettori sul recente passato di Contrada pisani: soldi per non lasciar cadere la speranza, per proseguire su un percorso interrotto dopo un anno e mezzo di indagini. Sì, è vero, manca il registro dei tumori, mancano dati certi, occorrono soldi per finanziare ricerche che la Procura non ha potuto portare a termine. Ma c’è una parte dell’area flegrea che questa mattina proverà a giocare l’ultima mossa: sono circa duecento i cittadini disposti a sostenere l’iniziativa delle parti offese, a raccontare il proprio malessere in una opposizione alla archiviazione che da questa mattina ha un connotato economico. Una storia infinita quella della discarica di Pianura, anche alla luce delle recenti mosse investigative sfoderate dalla Procura di Napoli, che ha giocato su un doppio livello: da un lato ha chiesto l’archiviazione per l’ipotesi di epidemia colposa, dall’altro la decisione di stralciare la posizione di quattro tra amministratori e collaudatori che hanno operato sulla discarica di Pianura, per i quali continuano accertamenti in materia ambientale. Poi, l’attesa di questa mattina per un’inchiesta sostenuta dal basso, con una colletta per continuare a sperare.