Nessuno assicura i camion, i liguri non arrivano

Troppi rischi, compagnie in fuga: la società che deve subentrare a Enerambiente chiede 20 giorni di proroga
1 novembre 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Impossibile, per il momento, trovare una compagnia che assicuri i camion che raccolgono la spazzatura a Napoli: L’incendio di 22 mezzi e la vandalizzazione di altri 62 nell’ultimo mese scoraggiano le compagnie. Così la Lavajet, una delle imprese che ha vinto l’appalto per svuotare i cassonetti, chiede una nuova proroga di venti giorni all’Asìa. L’amministratore delegato dell’azienda, Daniele Fortini, e l’assessore Paolo Giacomelli, si rivolgono a Enerambiente, la società che già svolge il lavoro in base a una proroga, ma che ha ricevuto una lettera di contestazione dalla partecipata del Comune. Una comunicazione della prefettura di Venezia aveva infatti evidenziato elementi di preoccupazione ai fini antimafia. Dopo la richiesta di restare in servizio, comunque, Enerambiente ha accettato di lavorare per un solo giorno, oggi. Domani il nuovo incontro per tentare l’accordo. Così quasi due anni dopo l’organizzazione della gara per il rinnovo del servizio, l’appalto non decolla ed Enerambiente resta in sella. Forse. Perché l’azienda, che nei giorni scorsi ha risposto alle contestazioni dell’Asìa, potrebbe anche decidere di non accettare le richieste della partecipata del Comune di Napoli. E non è detto che nei tempi previsti la Lavajet riesca a trovare una compagnia disponibile a correre il rischio di assicurare chi si arrischia a lavorare in città. La ditta ligure ha vinto l’appalto per due dei cinque lotti messi a gara dall’Asìa. Un’altro lotto è andato a un’altra impresa della stessa regione, la Docks Lanterna, e gli ultimi due sono stati assegnati ancora a Enerambiente, la ditta che ha gestito il servizio negli anni precedenti. Una impresa al centro di una serie di vicende inquietanti. Già nel rapporto del Gia in cui si decideva l’interdittiva antimafia per la Saba ecologia si scriveva del collegamento con tale D’Oriano Antonio, già proposto per l’applicazione di una misura diprevenzione antimafia, figlio di Domenico indicato in un informativadei carabinieri quale anello di congiunzione tra il clan D’Alessandro e Sacra Corona Unita. Poi nelle scorse settimane uno dei dirigenti, Giovanni Faggiano, era finito nell'inchiesta abruzzese che aveva coinvolto dodici persone, tra le altre il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi e una serie di assessori e consiglieri regionali e parlamentari Pdl. Ma anche a Napoli Enerambiente era da tempo nell’occhio del ciclone a causa di un contenzioso con l’ispettorato del lavoro che gli contestava l’utilizzo di lavoratori in subappalto. Secondo gli 007 del ministero, infatti, l’impresa veneta avrebbe stabilmente utilizzato i soci della cooperativa Davideco che tra l’altro provenivano in gran parte alla ex cooperativa San Marco colpita a sua volta da interdittiva antimafia. Enerambiente ha intanto risposto alle contestazioni dell’Asìa evidenziando che Faggiano è stato già nelle scorse settimane allontanato dall’impresa e che quindi ogni elemento di «sospetto» sarebbe venuto a cadere. La parola è passata quindi ai legali che stanno studiando la vicenda. Intanto, però, la partecipata rischia di trovarsi in una situazione estremamente difficile: se Enerambiente non accetterà la proroga fino a quando Lavajet non sarà in grado di subentrare, non ci sarà chi raccoglierà la spazzatura di più di 300 mila abitanti, quelli serviti finora dalla ditta del gruppo Gavioli. E bisogna anche ricordare che è stata proprio Enerambiente a subire i maggiori danni a causa dell’emergenza rifiuti: 15 mezzi sono stati distrutti e 39 vandalizzati. E non solo: quando il contratto con Asìa è stato ridimensionato e l’impresa ha rotto il rapporto con Davideco il suo deposito è stato vandalizzato e 46 compattatori sono stati gravemente danneggiati. La guerra dei rifiuti continua. E chi può scappa.

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