Discariche killer e morti sospette Dossier da Londra
Scientificamente non ci sono ancora certezze assolute (alte probabilità però sì) che l’esposizione alle discariche, legali o no, e più in generale ai rifiuti provochi mortalità e patologie come il cancro. Tuttavia da un punto di vista statistico il dato è evidente e raccapricciante nella sua semplicità. In otto anni sono morte precocemente 848 persone residenti nel raggio di tre chilometri dalle discariche nelle province di Napoli e Caserta: eliminare il pericolo, bonificando i territori, porterebbe anche un beneficio economico (pari alla riduzione dei costi sanitari) di 11,4 miliardi in trent’anni. È il risultato di uno studio che dovrebbe almeno fare accendere il segnale di pericolo nelle stanze di chi gestisce la questione. Titolare dell’indagine è una napoletana di 26 anni di Mergellina, Carla Guerriero, un cervello «fuggito» all’estero che non vede l’ora di rientrare, ricercatrice alla «London School of Economics» di Londra, istituto quotato a livello internazionale nella borsa dei cervelloni. I dati sfornati in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità raccontano che negli otto anni presi in esame (1994-2001) pubblicati nel 2007 dall’Oms, nelle due province sono morte prematuramente ben 6780 persone. Di cui 848 residenti nel raggio di tre chilometri dalle discariche. Il trend negli otto anni successivi, ovvero dal 2002 a oggi, si caratterizza nelle stesse quantità. Una strage che oltre ad avere un costo umano impagabile ne ha uno elevatissimo dal punto di vista finanziario. Il lavoro della Guerriero è stato pubblicato sulla rivista «Environmental Health» ed è firmato anche da John Cairns, professore di Economia della Salute presso il medesimo istituto di ricerca. I due ricercatori - atteso che è impossibile dare un valore alla vita umana - hanno adottato il metodo cosiddetto Vpf (acronimo di Value of Preventing a Fatality) che calcola i costi effettivi in un arco di tempo definito causati da una morte prematura. Non è facile calcolare questi costi e, dunque, si è preso in esame quanto in genere si è disposti a pagare per evitare il rischio di morte prematura. Il parametro utilizzato è quello europeo. I due ricercatori hanno tenuto conto di un periodo di latenza della malattia che insorge in seguito a esposizione a inquinanti ambientali, nel caso dello studio in questione 20 anni. Quindi i maggiori costi di una morte per tumore, che rappresenta il 50% delle morti che si pensa causate dai rifiuti tossici e nocivi nelle province di Napoli e Caserta. Ne viene fuori che se si effettuasse la bonifica dei territori inquinati da rifiuti nell’arco di 30 anni, i benefici finanziari ammonterebbero a 11,4 miliardi di euro. Se si prende in considerazione un periodo di 10 anni i benefici superano i 5 miliardi di euro. Se si prende in considerazione un periodo di 50 anni, il beneficio economico sale a 20 miliardi. Non è questione di speculare sulle vite umane, anzi, è esattamente il contrario. Con la bonifica non solo si ridurrebbero le morti, ma migliorerebbe la vita di circa 4 milioni di persone. Con i soldi risparmiati si potrebbe veramente dare una svolta a territori martoriati da almeno mezzo secolo. In Campania si calcola che siano stati sversati almeno 5 milioni di tonnellate di rifiuti inquinanti in discariche clandestine. Quello che fa veramente rabbia è - tuttavia - che esiste un Protocollo d’Intesa tra il ministero dell’Ambiente e la Regione Campania che prevede un investimento di 243 milioni di euro per avviare la bonifica del Litorale Domizio e dell’Agro Vesuviano. Un investimento che se concretizzato cambierebbe la storia della Campania. Regione che giova ricordarlo ha il maggior numero di reati ambientali in Italia. Si tratta, rispetto al fiume di denaro messo in campo per i tre lustri del commissariame