L’affondo da Capri

"La spazzatura di Napoli rischia di essere morale"

D'Amato attacca: il primo Berlusconi voleva cambiare, questo non ci pensa più
30 ottobre 2010 - Antonio Troise
Fonte: Il Mattino

Capri. Chi si aspettava scintille non è rimasto deluso. Tocca ad Antonio D'Amato, ex presidente della Confindustria, che mancava da almeno sette anni sulla platea di un convegno dell'associazione di viale dell'Astronomia, smuovere le acque del convegno dei giovani industriali. Un ritorno un po’ a sorpresa sulla scena di una kermesse da lui letteralmente «inventata» 25 anni fa. E D'amato, che parlerà oggi ufficialmente nel corso di una tavola rotonda, non si è lasciato sfuggire l'occasione per un vero e proprio affondo contro Berlusconi e il governo. Nessun commento al tormentone «bunga bunga» che ha conquistato Internet e le prime pagine del quotidiani, dopo la bufera per il caso Ruby. D'Amato affronta il merito dei problemi e non nasconde la sua delusione per la metamorfosi del Cavaliere rispetto a quello che aveva conosciuto quando era alla guida della Confindustria: «Il primo Berlusconi aveva ancora voglia di cambiare l'Italia ed entrare nella storia. Questo mi sembra che abbia capito che non passerà alla storia, almeno con un'immagine positiva ed ha smesso anche di pensare a cambiare l'Italia. Spero di sbagliarmi, ma questa mi sembra la situazione». Bisogna, invece, dice «superare la logica dell'emergenza e non continuare a mettere cicche di gomma per tamponare una diga che sta crollando. La spazzatura di Napoli corre il rischio di essere anche la spazzatura morale del Paese». Visto da un imprenditore di rango come D'Amato, oggi al Paese non serve un «governo che lascia l'azienda Italia al palo». Come a dire: la stabilità è una condizione necessaria ma non sufficiente per far crescere l'economia. Ma questo, non significa, che bisogna correre subito alle urne. «Andare a votare con l'attuale legge elettorale vuol dire continuare a scegliere parlamentari in ragione della lunghezza del giro gambe, della simpatia e del fascino delle candidate o del livello di fedeltà politica dei candidati». Insomma, ci troveremmo di fronte ad un «Parlamento in cui si preferiscono i pianisti rispetto a deputati che hanno la capacità di rappresentare davvero i cittadini e i problemi del paese». Ma non basta. Perchè, l'altro fatto grave avvenuto in questa legislatura è che «il Parlamento è stato esautorato da ogni funzione di confronto. Non c'è stato, infatti, un provvedimento di legge che non sia passato attraverso voti di fiducia». Un fatto gravissimo, tuona D'Amato, che toglie al paese la possibiltà di un confronto democratico, aprendo la strada «a conflitti di piazza e a tensioni sociali». Un fatto è certo: così non possiamo andare avanti, insiste D'Amato. E porta due esempi: ci sono voluti mesi per nominare un ministro dello Sviluppo, «che è poi l'amministratore delegato della crescita, il direttore commerciale del made in Italy» per poi «tornare al nome di partenza che non si è avuto il coraggio di spendere fin dal primo momento». Mentre il presidente della Consob manca ormai da 123 giorni: una situazione incredibile per un paese occidentale. Mentre, nella maggioranza, l'azionista di riferimento resta la Lega che da vent'anni tiene sotto scacco e che ha trovato «un'opposizione pronta ad appoggiare una riforma federalista che alimenta la spesa pubblica e divide la nazione». La strada da imboccare, insomma, resta quella delle riforme, a partire dal mercato del lavoro. D'Amato non ha nessun rimpianto sulla battaglia per l'articolo 18, che gli costò un mare di critiche. Anzi, ora la rivendica senza mezzi termini: «Senza queste riforme incompiute non ci sarebbe stato il caso Fiat o la battaglia di Marchionne sui contratti». Il j’accuse di D'Amato potrebbe alimentare anche i rumors su una sua discesa in campo. Magari come candidato a sindaco di Napoli. Per questo l'ex presidente di Confindustria sgombra subito il campo: «Penso che abbia dato il massimo del mio impegno politico rappresentando gli interessi degli industriali. Perchè c'è una incompatibilità netta fra chi fa l'imprenditore e chi invece, si dedica alla politica. Io ho già fatto le mie scelte. Ciò, naturalmente, non vuol dire che gli imprenditori non debbano sottolineare con forza le cose che in Italia non vanno». Sulla possibile candidatura di Lettieri, D'Amato non ha dubbi: «Sono scelte individuali». Anche se, sottolinea, una cosa è fare impresa un'altra è fare politica. Il problema vero è che Napoli vive un momento drammatico, l'emergenza rifiuti deve essere «affrontata con interventi strutturali» e non con misure tampone. Ma, soprattutto, la città deve trovare una classe dirigente all'altezza delle sfide, «senza conflitti di interesse o scheletri nell'armadio».

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