Il Comune: "Città pulita in tre gioni? Camion fermi, siamo al collasso"
Berlusconi annuncia: «Napoli sarà pulita in tre giorni» e Daniele Fortini, amministratore delegato dell’Asìa, l’azienda che raccoglie i rifiuti della città, replica a stretto giro: «Ce la stiamo mettendo tutta per fare in modo che le promesse vengano mantenute, ma la situazione è fosca». In strada oggi ci potrebbero essere duemila tonnellate. E l’assessore all’igiene del Comune di Napoli, Paolo Giacomelli, è anche più pessimista: «Siamo pronti a raccogliere la spazzatura anche se, con i camion quasi tutti pieni e i siti di conferimento praticamente inaccessibili o poco ricettivi, difficilmente potremo proseguire nell’attività di recupero dei rifiuti ancora in strada». E ancora: «Noi, ovviamente, continuiamo a chiedere a Regione e Provincia siti dove conferire. Se non riusciremo a sversare la situazione finirà sull’orlo del collasso». La crisi, dunque, non sembra allontanarsi. Il piano varato in questi giorni dal capo della protezione civile e rilanciato ieri dal premier si articola in più punti. Il primo: la chiusura momentanea e il monitoraggio di cava Sari. Nella discarica da stasera dovrebbero essere portati solo i rifiuti di diciotto comuni del vesuviano fino all’esaurimento della capacità. Il sito è già stato rimesso a posto e potrebbe essere riaperto. Già mercoledì, però, i primi cittadini dei Comuni interessati hanno chiesto un rinvio di quarantotto ore che scadono stasera. Ma stamattina ci sarà ancora un vertice in prefettura per discutere dell’argomento. Per ora, quindi, non è stato possibile sversare a Terzigno le 500 tonnellate previste dal piano. Intanto, lo sottolinea l’assessore regionale Giovanni Romano, già oggi l'Arpac è pronta ad effettuare i campionamenti e le successive analisi sulle acque dei tre pozzi spia di cava Sari. Altre 1500 delle 3100 tonnellate prodotte dalla provincia di Napoli dovrebbero finire, poi, ad Acerra. E su quelle, per ora non ci sono problemi. Altre ottocento tonnellate vanno a Chiaiano, ma ieri sera le proteste hanno rallentato gli sversamenti e l’Asia è riuscita a sversarne solo 550. Sulla vicenda è intervenuto il presidente della Provincia, Luigi Cesaro, che ha spiegato: «Con i comitati di Chiaiano io ho sempre mantenuto aperto il dialogo e sono sempre stato disposto a recepire le loro istanze. Non ultimo, lunedì scorso, quando li ho incontrati e avvertiti che ci sarebbe stato bisogno di qualche giorno di sacrificio. Nel contempo li ho anche rassicurati sul futuro, ma evidentemente questo non è bastato» Le ultime quattrocento tonnellate, poi, dovrebbero essere lavorate dagli stir che le drovrebbero trasformare in terreno di copertura per le discariche regionali. Ma gli stir, al momento, non sono in grado di produrre questo materiale e visto il sovraccarico di lavoro di questi giorni, stanno scoppiando: le file dei camion alle porte degli impianti di Caivano, Giugliano e Tufino continuano ad allungarsi. E oggi gli ultimi due resteranno chiusi per permettere a tutti i lavoratori di partecipare ai funerali di Silvano Di Bonito, l’operaio morto domenica nell’impianto. Per liberare le piazzole si sta mandando la spazzatura in Calabria nella discarica di Pianopoli spendendo 60 euro a tonnellate. E ieri Fortini ha lanciato un appello alle altre Regioni perché accettino i rifiuti campani. Per liberare le strade il presidente della Provincia, Cesaro, ha firmato un’ordinanza per riaprire la piazzola numero 12 del sito di Taverna del Re dove è già depositata larga parte dei sei milioni di ecoballe prodotte dalle precedenti emergenze. Ma ieri le proteste hanno impedito gli sversamenti: i compattatori sono rimasti in coda per ore e poi sono tornati indietro ancora carichi. Sversare i rifiuti diventa sempre più difficile. Così alle 1600 tonnellate che già restano in strada da giorni, si rischia di aggiungerne almeno altre cinquecento. In tuto duemila tonnellate.