La resa di Asìa, crolla la raccolta differenziata Fortini: siamo a quota 15%, persi tre punti

L'ad della società comunale: "danneggiati dallìemergenza. Porta a porta per un utente su 10"
26 ottobre 2010 - lu.ro.
Fonte: Il Mattino

Un milione i napoletani ma solo in 135mila effettivamente fanno la raccolta differenziata i restanti 850mila si arrangiano. E Chi può, chi ha la costanza di percorrere anche un paio di chilometri con sacchi pieni di vetro e plastica o carta per arrivare dove conferire ci prova. E spesso raggiunta la meta scopre che è così stracolmo il contenitore che deve abbandonare il materiale all’esterno delle campane, in alternativa ci rinuncia e getta tutto nei cassonetti. Sullo sfondo dell’emergenza rifiuti c’è anche questo. Napoli doveva stare a quota 25 per cento di differenziata è sotto al 19 e negli ultimi mesi ha perso tre punti, parola di Daniele Fortini amministratore delegato di Asìa: «La crisis ci ha frenato, dal 18,7 per cento siamo scesi al 15,7». Sul tema differenziata il premier Silvio Berlusconi e il sindaco Rosa Russo Iervolino si sono spesso beccati. Al centro degli scontri le due aziende deputate alla pulizia e al decoro della città. Asìa - interamente pubblica - per la raccolta e lo spazzamento dei rifiuti, e Napoli Servizi, anch’essa tutta del Comune per il decoro urbano. Un esercito di oltre 5000 addetti che ingoia 230 milioni di euro all’anno. Una decina di anni fa sarebbero stati oltre 500 miliardi. Con i risultati che stanno sotto gli occhi di tutti. Perché se è vero che la materia dello smaltimento non è del Comune è vero anche che lo spazzamento, il decoro, la cura dei giardini sì. E con quelle cifre spese Napoli dovrebbe apparire una città svizzera anche con i cassonetti pieni. Invece lo stato di abbandono fa male almeno quanto i sacchetti neri che invadono la città. Dunque la differenziata, dal Comune ci tengono a sottolineare che sono pienamente nel solco - sbagliato - di tutte le grandi città, a cominciare da Roma. Così agli attacchi su questo fronte Palazzo San Giacomo replica con dati e accuse a Provincia e Regione che non erogano i fondi destinati. «Napoli non ha proprio nulla da rimproverarsi - si legge in una nota di Palazzo San Giacomo - dal 2009 è alla percentuale del 19%, vicinissima a quella di Roma che è al 20%». Il modello Alemanno citato a mo’ di paradigma: «Nel mese di giugno 2008 - prosegue la nota - è stato avviato il sistema di raccolta ”porta a porta” che ad oggi coinvolge 135mila abitanti e 4300 utenze commerciali. I quartieri interessati da tale sistema hanno raggiunto percentuali di raccolta differenziata assolutamente lusinghiere: Bagnoli l’80%, Colli Aminei 69%, Rione Alto 66%, Chiaiano 72%, Ponticelli 64%, San Giovanni 58%. L’insieme di tali quartieri equivale, per popolazione, all’intera città di Salerno». Quindi l’affondo contro gli altri enti locali: «Nel 2010 era previsto un aumento significativo della raccolta, circa 5 punti percentuali, attraverso l'estensione del sistema ”porta a porta” ad altri centomila abitanti. Tale obiettivo non è stato raggiunto per la mancata erogazione del finanziamento regionale di 8 milioni e 250mila euro e per il mancato pagamento da parte della Provincia delle spese, 11 milioni di euro, sostenute da Asìa per la gestione dal gennaio 2010 degli impianti Stir di Giugliano e Tufino». Dunque a ciascuno il suo, tema che il Comune sottoliane ancora di più: «Rimane l’impegno dell’amministrazione acquisiti i finanziamenti regionali e provinciali, a ripartire con il ”porta a porta” e raggiungere, al 31 dicembre 2010, il 25% di raccolta differenziata. Non ha quindi alcun senso reale gettare la croce addosso alla città». Nella sostanza la crisi è strutturale secondo Palazzo San Giacomo.

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