A terra 140 tonnellate, scatta il contropiano rifiuti
La proposta: no alla immondizia degli altri, potenziare Tufino e Giugliano
I numeri sono quelli dell’emergenza vera e propria, altro che fatto momentaneo: a terra ci sono 1400 tonnellate ufficiali. L’occhio dei napoletani allenato a misurare la crisi da 15 anni però è scettico, perché sembrano molte, ma molte di più. Non bastasse c’è la rivolta degli autisti di Asìa e di Enerambiente che non vogliono andare più a Terzigno perché temono il rischio di prendere una pietra in testa. Non è finita qui: il piano dei sei giorni varato dal presidente della Regione Stefano Caldoro è contestato dal Comune che per Napoli propone un contropiano. Tensione alle stelle quando il sindaco Rosa Russo Iervolino lancia l’ennesimo il j’accuse contro chi non aiuta la città e impreca all’idea che stasera la partita di calcio con il Liverpool manderà in mondovisione lo scempio dell’emergenza. Insomma gli hooligans che agnellini non sono è come se fossero arrivati all’inferno. Il tema di giornata - per Napoli - è chiaro a tarda serata quando le cifre di conferimento della spazzatura lasciano presagire che anche questa giornata sarà durissima e peggio della precedente. Daniele Fortini amministratore di Asìa in Regione con i tecnici di Caldoro vara il contropiano. Di cosa si tratta? Nella sostanza il ragionamento è semplice: visto che la spazzatura di Napoli non la vuole nessuno e che i rifiuti devono essere gestiti dai singoli territori, allora Napoli e la sua provincia non possono accettare i rifiuti che da fuori vengono portati a Tufino e Giugliano, impianti che gestisce Asìa. Senza questi rifiuti esterni Napoli diventa autosufficiente. E visto che Fortini si trovava nella tana del leone ne ha approfittato per chiarire che il termovalizzatore di Acerra dovendo servire Napoli e la sua provincia deve essere a disposizione di queste popolazioni. Così alla chiusura degli altri territori verso la città il Comune risponde con un piano per rendere Napoli autosufficiente. La Regione ha preso tempo per studiare e so è riservata una risposta. Tecnicamente in cosa consiste il contropiano? «Asìa - si legge in una nota - ha chiesto alla Regione di conferire nelle discariche di Chiaiano e Terzigno soltanto rifiuti provenienti dagli Stir (dove si tritovagliano e imballano) e di non conferire più, da subito, rifiuti tal quali nelle due discariche». In questo modo la produzione giornaliera di Napoli 1230 tonnellate - al netto della differenziata - andrebbe collocata tutta negli Stir impianti che hanno una capacità di trattamento di oltre 2000 tonnellate al giorno come già aveva ipotizzato Guido Bertolaso. «Il trattamento negli Stir - si legge nella nota - consente di consegnare il 50% del prodotto lavorato all’impianto di Acerra e alle discariche di Chiaiano e Terzigno il rimanente 50% di frazione umida tritovagliata che potrà essere stabilizzata non appena autorizzati gli impianti idonei». Sostanzialmente questo materiale lo vogliono tutti perché stabilizzarlo significo renderlo secco e inodore. Per far decollare il piano però il termovalorizzatore di Acerra deve «essere disposto al trattamento della frazione secca proveniente esclusivamente dagli impianti Stir della provincia di Napoli perché è insostenibile ed insopportabile che gli Stir siano costretti a lavorare al 15% della capacità operativa determinando un abnorme flusso di rifiuti tal quale nelle discariche di Chiaiano e Terzigno». Questo il contropiano messo in campo benedetto dalla Iervolino molto arrabbiata: «La città non sarà all’altezza della visibilità mediatica che richiamerà l’evento Napoli-Liverpool - spiega - sono arrabbiata perché non possiamo offrire una bella immagine della città e non per colpa nostra, nessuno ci aiuta e dice dove dobbiamo sversare i rifiuti. In ogni caso comunque Napoli non sarà una città peggiore di quella che ho trovato andando a Liverpool. È un diritto di tutti i cittadini avere le strade pulite però non bisogna arrivarci con le manganellate». Erri De Luca se la cava con una battuta: «La monnezza attirerà i turisti dell’orrore».