"Province irresponsabili, basta velleità localistiche"

Romano: patto tra istituzioni, solo così gestiamo l'emergenza
21 ottobre 2010 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

«Non si può fare il pedigréé ai rifiuti: la reazione degli amministratori provinciali di fronte alla richiesta di solidarietà del presidente Caldoro mi ha profondamente deluso. Il criterio della provincializzazione non può autorizzare velleità autarchiche»: l’assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano, sta vivendo ore difficili. La spazzatura che torna ad accumularsi per le strade, costringe a prendere decisioni in ogni caso impopolari. Ma lui non si sottrae al confronto.
Un anno dopo l’annuncio della fine dell’emergenza stiamo precipitando nuovamente nel caos. Perché? «La crisi riguarda esclusivamente la città di Napoli e alcuni pezzi della stessa Provincia. È scoppiata una rivolta a Terzigno dove la legge prevede che debba essere aperta una seconda discarica. Questo ha provocato un movimento che prima in maniera accettabile e pacifica e poi sempre meno pacifica sta bloccando gli scarichi dei rifiuti. Ad aggravare la situazione il fermo tecnico di due linee su tre del termovalorizzatore di Acerra con un’ulteriore riduzione dello smaltimento».
Perché la legge prevede due siti nel parco nazionale del Vesuvio? «Nella provincia di Napoli ci sono un termovalorizzatore e due discariche che sono sufficienti fino a primavera inoltrata, ma poi sarà necessario aprire un nuovo sito dove portare i rifiuti, nel caso si continui a non voler realizzare la discarica di cava Vitiello. Il sistema di smaltimento della regione attualmente non è in crisi, ma è fragile. In ogni caso se non ci si da da fare subito nel trovare un nuovo impianto la crisi a primavera potrebbe diventare strutturale».
Il criterio della provincializzazione si sta dimostrando inapplicabile? «La provincializzazione è stata scelta dal legislatore come modello organizzativo partendo dal presupposto che la legge 123 del 2008 avesse affrontato e risolto definitivamente il problema dello smaltimento. E in quella legge, approvata dal Parlamento, è scritto che la provincia di Napoli avrebbe avuto una seconda discarica a Terzigno».
Cosa pensa della rivolta di Avellino, Benevento e Caserta che non accettano i rifiuti provenienti di Napoli? «Quello che sta succedendo in questi giorni ci conferma che l’idea della provinciallizazione si è trasformata per qualcuno in velleità autarchica. L’ordinanza del presidente Caldoro che prevedeva sversamenti fuori provincia per tempi strettissimi rispondeva a un problema igienico sanitario. Ma è inutile nascondersi che il modello che la Provincia di Napoli stava elaborando prevedeva anche la possibilità di sfruttare fino in fondo tutte le discariche esistenti sul territorio campano nei limiti di quello che consentono la legge e i provvedimenti autorizzativi».
Un progetto che in queste ore sta naufragando «È evidente che se di fronte a un provvedimento minimo come quello adottato dal governatore questa è la reazione, la Provincia di Napoli è di fatto costretta a smontare il suo piano».
Che cosa accadrà ora? «Il venir meno della responsabilità istituzionale e il voler fare il pedigree del rifiuto non ci porta da nessuna parte. L’esperienza di questi giorni conferma che la gestione del ciclo dei rifiuti prima ancora che sulle leggi deve essere basata sulla voglia di riscatto di un intera classe dirigente».
E invece? «E invece noi ci trastulliamo pensando di difendere gli interessi di singole comunità. L’unica attenuante è che negli anni scorsi gli impegni non sono stati mantenuti e i disagi sono stati veri e pesanti. Ci troviamo di fronte a una crisi di credibilità così forte che nessuno si fida di nessuno. Ma da quattro mesi in Campania c’è una nuova amministrazione verso la quale bisognerebbe fare una apertura di credito».
Non sono state date nemmeno le promesse compensazioni ambientali «I sindaci conoscono lo sforzo che stiamo facendo con un pressing su Tremonti e qualcosa spunteremo». Che cosa accadrà a Terzigno? «Io non sto mollando sulla biostabilizzazione che permetterà di portare in discarica rifiuti secchi che non puzzano. Ed è necessario che nella gestione della discarica sia data la possibilità ai Comuni di controllare che tutto venga fatto in maniera corretta e efficace».
E il piano della Regione? «Va avanti puntando sulla raccolta differenziata anche con poteri sostitutivi nei confronti delle amministrazioni che non raggiungeranno gli obiettivi previsti. Quello della differenziata è soprattutto un problema culturale».

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