La nuova emergenza nel mirino dell’Ue «Dossier sull’applicazione delle norme»
Bruxelles. Valutare, monitorare, studiare. Nel momento in cui l'emergenza dei rifiuti in Campania va assumendo contorni sempre più preoccupanti e drammatici, la Commissione europea, guardiana dei Trattati e responsabile di richiamare all'ordine gli Stati membri che non li applicano, prende tempo per decidere se intervenire sulla questione, che già aveva tenuto banco nel 2007 con la precedente gravissima ondata di crisi. «Il 5 ottobre scorso abbiamo ricevuto della documentazione nuova e ponderosa, ci vorranno alcune settimane, forse 4 ma forse di più, prima di poter giungere ad una valutazione, poiché non abbiamo molto personale, soprattutto che parli italiano», spiega a Il Mattino Joe Hennon, portavoce del commissario per l'Ambiente, Janez Potocnik, dichiarando che a Bruxelles c'è «consapevolezza» dell'entità del problema e che si sta «monitorando l'applicazione delle regole europee» da parte del governo italiano. L'esecutivo comunitario deve decidere se deferire o meno l'Italia alla Corte di Giustizia europea per non aver rispettato la sentenza precedente, del 5 marzo 2010, in cui si condannava il governo per «non aver adottato tutte le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e danneggiare l'ambiente» e «per non aver creato una rete adeguata e integrata di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti nelle vicinanze del luogo di produzione». I giudici avevano dato in questo modo ragione alla Commissione europea, che aveva aperto una procedura il 27 giugno 2007 e aveva deciso il congelamento di 500 milioni di euro di fondi comunitari destinati alla Campania, rimasti tutt'ora bloccati in attesa di «risultati concreti». L'intervento Ue, tre anni fa, era accompagnato da dichiarazioni dai toni accesi da parte del predecessore dello sloveno Potocnik, il greco Stavros Dimas, che aveva, tra le altre cose, esortato a non usare «le frequenti speculazioni sul ruolo della criminalità organizzata per nascondere il fatto che la causa più diretta della crisi dei rifiuti sembra essere la mancanza di azione e la mancanza di volontà politica». Nonostante l'emergenza si vada aggravando, non è prevista questa volta nessuna missione di tecnici in Campania, «non per ora, almeno», spiega il portavoce, che ricorda una eventuale nuova condanna da parte della Corte di Lussemburgo porterebbe all'applicazione inesorabile di «pesanti multe giornaliere, calcolate sulla base del prodotto interno lordo del paese, della durata della violazione e della sua gravità, comunque nell'ordine dei milioni di euro». Il «prossimo passo sarà quello di valutare se portare di nuovo l'Italia davanti alla Corte, e se è necessario lo faremo», aggiunge Hennon, secondo cui «sta al governo italiano dimostrare che c'è un piano credibile per lo smaltimento dei rifiuti, visto anche il lungo tempo che ha avuto a disposizione da quando è stata aperta la procedura». L'ultimo incontro con la delegazione guidata dal governatore Stefano Caldoro si era concluso con una valutazione positiva sulla «volontà di dialogo dei campani», ritenuta «un ottimo segno», mentre l'indicazione di tempi lunghi (20 anni, secondo una fonte) per risolvere la crisi era stata definita «inaccettabile». La Commissione aveva garantito: «Saremo equi e giusti, ma saremo rigorosi». E ora prende tempo, lasciando tempo al governo. Anche se qualcuno giura che un nuovo deferimento a Lussemburgo appaia a questo punto più che probabile.