Da Chiaiano a Parapoti: i divieti non ci fermeranno
Non li spaventa la possibilità di finire in carcere e neanche quella che le zone dove sorgeranno le discariche siano state dichiarate «aree militari» vale a dire inviolabili. Ovunque dopo l’annuncio del premier Silvio Berlusconi sul pacchetto rifiuti e sulla linea dura che il governo intraprenderà si è scatenato il dissenso. A Chiaiano dove il piano del commissario Gianni De Gennaro prevede una discarica sono ore di attesa. Non è ancora chiaro se Berlusconi abbia depennato dalla lista il sito. Basta avanza per i chiaianesi. Salvatore, che si dichiara disoccupato, ha eluso il cordone di polizia e ha steso uno striscione dinanzi a Palazzo Reale contro la discarica di Chiaiano e avverte: «Nonostante il dispiegamento di forze dell’ordine, siamo riusciti comunque a farcela. Abbiamo dimostrato che siamo pronti. Nessuna paura e nessun freno. Se vogliono portare qui il Cile siamo pronti a dire no e la nostra protesta contro la discarica di Chiaiano continuerà». Parole dure, in tutta la regione e la provincia di Napoli il popolo del no è in agitazione. Non temono il pugno duro. Rosetta Sproviero pasionaria per anni della protesta contro la discarica di Parapoti, nel comune di Montecorvino Pugliano, in provincia di Salerno, è già imputata per aver bloccato, nel 2004, i binari ferroviari è di nuovo in campo. «Sto rischiando il carcere già ora, e devo dire che lo rifarei». La Sproviero, oggi assessore all’Ambiente di Montecorvino, insiste: «Sono sempre stata per la linea del dialogo. Ci sono troppi comuni inadempienti che continuano a non fare la raccolta differenziata, come Salerno e Napoli e a non prendersi le responsabilità camuffandosi dietro l’emergenza. Il pugno duro dovrebbe essere adottato soprattutto verso di loro». Sono determinati ad andare avanti nella protesta, sono pronti a farsi arrestare quelli del popolo del no. Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri prevede pene che vanno da 3 mesi a un anno per chi «entri abusivamente» nelle aree interessate alle discariche o ai termovalorizzatori, e fino a cinque anni per i «capi, promotori o organizzatori» delle azioni. Ma nessuno sembra avere paura. È ancora un cittadino di Chiaiano a parlare. «Il decreto non spaventa nessuno, anzi ci fa arrabbiare ancora di più», dice Ivo Poggiani, sempre in prima linea nella protesta contro l’ipotesi di discarica nelle cave di Chiaiano: «Io rischio già la galera, quindi non vedo perché dovrei smettere». Non fa un passo indietro neanche Carla Ruggiero, dell’associazione «Napoli Vive, io la difendo», che è stata tra i protagonisti della dura protesta condotta per mesi per chiedere la chiusura del sito di stoccaggio di Taverna del Re a Giugliano: «Se questo governo ha deciso che chi protesta deve essere trasformato in delinquente da tenere in cella ne prendiamo atto. Se verranno assunte decisioni sbagliate noi però non ci fermeremo, anche a costo di farci arrestare. Nel corso della nostra protesta non c’è mai stato l’uomo contro l’uomo. Noi stessi abbiamo isolato qualche facinoroso ma non si può ridurre al silenzio, per decreto, chi «legittimamente protesta».