Frane e alluvioni, scontro sulla mappa del rischio Legambiente: sos a Raviscanina. Il sindaco: falso

Cifre difformi sui livelli di allarme ma resta un dato: ancora scarse le politiche di difesa del territorio
27 ottobre 2010 - lor.ca.
Fonte: Il Mattino

Il dossier L’unico dato certo è che la Campania in generale, ma in particolare la provincia di Caserta, resta un’area particolarmente esposta a eventi connessi al rischio idrogeologico. Lo evidenzia un rapporto di Legambiente, lo confermano le stime dei sindaci sebbene meno allarmistiche rispetto ai dati elaborati dall’associazione ambientalista. Che parte da un elemento di fondo: si è fatto e si fa troppo poco per ridurre l’impatto ambientale, le amministrazioni comunali spesso sono riottose, non sempre gli elementi di valutazione tecnico-scientifica sono attendibili e aggiornati. E così, dal rapporto di Legambiente - che, va detto, elabora dati del 2003 - emerge che la maglia nera in Campania se la aggiudica il comune di Raviscanina, poche miglia di abitanti nell’area del Matese, e un coefficiente di rischio, secondo Legambiente, altissimo. «L’indagine - chiarisce il dossier - ha voluto verificare l’effettiva realizzazione di interventi finalizzati alla mitigazione del rischio. Tuttavia ai Comuni compete spesso una importante attività di monitoraggio della situazione di rischio su tutto il territorio. In molti casi, ci si è resi conto che gli enti locali hanno del tutto ignorato i Piani di assetto idrogeologico, redatto dalla competente Autorità di bacino, e quindi l’adozione da parte dei comuni stessi di provvedimenti legislativi che vietino l’edificazione nelle aree classificate come a elevato rischio idrogeologico». In definitiva, sarebbero 474 i comuni della Campania nella black list del ministero dell’Ambiente, di cui 193 a rischio frana, 67 a rischio alluvione e 214 a rischio sia di frane che di alluvioni. «Gli interventi di messa in sicurezza - prosegue ancora il rapporto di Legambiente - continuano spesso a seguire filosofie tanto vecchie quanto evidentemente inefficaci. Ancora si vedono sorgere argini senza un serio studio sull’impatto che possono portare a valle, cementificazione degli alvei e alterazione delle dinamiche naturali dei fiumi. La Campania soffre in modo particolare di evidenti carenze e ritardi nella pianificazione territoriale e urbanistica, con costruzioni che sorgono in aree e su versanti troppo spesso fragili e instabili. La pesante urbanizzazione delle aree a rischio è resa ancora più grave dall’abusivismo». Secondo questi dati, nei comuni campani considerati maggiormente esposti, in media vivono e lavorano quotidianamente 81.700 persone. Estendendo il calcolo a tutti i comuni classificati a rischio della Campania possiamo stimare che oltre 250.000 cittadini campani siano presenti ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni, oltre il 3 per cento della popolazione regionale. E veniamo alla provincia di Caserta. Secondo Legambiente (ma i dati sono fermi al 2003), 34 comuni sono a rischio frana, 14 a rischio alluvione, 32 a rischio frana e alluvione, per un totale di 80 centri su 104 pari al 77 per cento. Fra questi, il comune più a rischio sarebbe Raviscanina, nel Matese. Ora, è vero che l’area metesina, dal punto di vista oro-geografico, è fra quelle a maggiore esposizione. Molti nella zona ricordano le esondazioni del 2002 dei torrenti a ridosso di Piedimonte e tuttora la stessa Comunità montana e la Comunità del parco non nascondono l’esistenza del problema. «Ma parlare di area a più alto rischio in Campania è assolutamente allarmistico e, tra l’altro, privo di fondamento scientifico - precisa il sindaco Ermanno Masiello - Certo, tutta la zona è esposta ma l’Autorità di bacino ha da poco concluso uno studio sul tema incentrato sull’analisi relativa ai 17 centri della Comunità montana. Ebbene, parliamo di dati recenti, gli esiti di questa indagine non giustificano assolutamente l’allarmismo rilanciato da Legambiente. Inoltre - aggiunge Masiello - negli anni scorsi abbiamo anche chiesto alla Regione di finanziarci due progetti in base alla misura 1.5 del Por ma abbiamo ottenuto un rigetto proprio perché non ci trovavamo in una situazione di rischio elevato. Se poi Legambiente parla di insediamenti industriali, che dire? Qui non abbiamo neppure l’area Pip...». Infine, secondo lo stesso rapporto ci sono anche altri comuni del Casertano a non dormire sonni tranquilli: Pietravairano, Pietramelara, Capriati al Volturno, Rocca d’Evandro, Vitulazio, Maddaloni, Conca della Campania, Giano Vetusto, Alife, Caianello, San Prisco e Teano.

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