Trasu, nuova stangata: rincari del 10 per cento
E sono tre: in arrivo il terzo rincaro della Tarsu per i napoletani e tutti i residenti nella provincia di Napoli. La Sapna - la società ambiente della Provincia - ha rifatto i conti e ha scoperto che «la tariffa transitoria media necessaria a ristorare i costi del ciclo integrato di gestione dei rifiuti per le attività di competenza della Provincia di Napoli per la gestione 2010 è pari a 99,98 a tonnellata rispetto al 98,05 approvato». La bellezza di 2 euro a tonnellata in più per coprire un buco da 4 milioni e 200mila euro. Nel piano industriale della Sapna - un voluminoso documento da diverse centinaia di pagine alla voce «Totale fabbisogno gestione corrente» c’è questa cifra: 147 milioni 581mila 303,17 euro. Che non corrisponde ai «proventi tariffari» che si fermano a 143 milioni 362mila 437 euro. Il saldo è un meno 4 milioni e 218mila 866,17 euro. Un buco - il primo purtroppo non sarà l’ultimo meglio prepararci a nuove stangate - che ha portato a questo ennesimo aumento. In 12 mesi i napoletani in particolare ne hanno subiti tre. Il comune l’anno scorso aumentò la Tarsu del 60 per cento. La Provincia il 30 settembre piazzò un più 8,8 per cento quindi un ulteriore 2 per cento in più per sanare il buco. Più o meno ulteriori 10 euro a famiglia. In 30 giorni da Piazza Matteotti hanno innalzato la bolletta della Tarsu di 10,8 punti percentuali. I napoletani rispetto a un anno fa pagano il 70,8 per cento in più per avere ancora oggi a terra oltre mille tonnellate di rifiuti con la prospettiva che di qui a poche settimane riesploda nuovamente la crisi. Chi - per esempio - per una casa di cento metri pagava 460 euro prima di settembre ora ne pagherà circa 520 frutto degli ultimi due aumenti. Insomma, più Napoli è sporca più la tassa dei rifiuti cresce. I napoletani che già pagavano la tassa più alta d’Italia a questo punto pagano probabilmente la tassa più alta d’Europa. Le brutte sorprese non sono finite, la sensazione è che ce ne saranno delle altre di qui a breve. Il calcolo comprende il meccanismo della premialità per i «comuni virtuosi» che effettuano la differenziata e hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. E Napoli come è noto doveva essere al 35 per cento ed è ferma al 19. Invece del premio potrebbe ricevere una sanzione. Ma quello che fa tremare è che nel piano industriale 2010-2011 della Sapna non è compresa la voce «consorzi». E questo può significare due cose. La prima è che verranno licenziati tutti quelli che lavorano nei consorzi. La seconda - se ciò non avviene - è che l’anno prossimo di questi tempi per far quadrare i conti la Tarsu potrebbe aumentare di un nuovo 40 per cento. O piangeranno i lavoratori o 3,5 milioni di persone. Un bel dilemma. L’ex assessore al Bilancio dell’ente di Piazza Matteotti e attuale capogruppo del Pd Pino Capasso sulla nuova stangata è durissimo: «Nella saga dei rifiuti il presidente Luigi Cesaro - racconta - ha affermato senza pudore che sono stati difesi gli interessi della gente. Cesaro farebbe bene a tacere perché, come accadde per Antonio Bassolino, anche lui è stato commissariato per aver dimostrato in un anno e mezzo di amministrazione provinciale un’assoluta insipienza nel settore dei rifiuti». Capasso insiste: «Accettando il criterio della provincializzazione dei rifiuti il presidente condanna Napoli ad una perenne emergenza. Quindi l’affondo finale: «Cesaro dovrebbe invece insistere sulla esigenza ineludibile di individuare una nuova discarica fuori dalla provincia di Napoli, che per 40 anni nelle visceri di Pianura, del giuglianese, del nolano e del Parco del Vesuvio hanno ingoiato i rifiuti dell’intera Campania e di mezza Italia». Nella sostanza finita l’emergenza - da un punto di vista amministrativo perché nei fatti c’è ancora - i cittadini stanno pagando il costo di portare i rifiuti in discarica, vale a dire un servizio fantasma.
Aumenta la Tarsu, diminuiscono gli incassi e crescono gli evasori: una famiglia su tre e una utenza non domestica su due non paga. Il 30 per cento delle prime e il 45 delle seconde. Fino a due anni fa le percentuali degli evasori erano il 22% delle famiglie e il 35% per cento delle utenze non domestiche. Cosa è successo da allora? Ci sono stati gli aumenti. L’ultimo salto in alto della gabella che bisogna pagare per lo smaltimento dei rifiuti è imposto dalla Provincia, un più 10,8 per cento. Si somma a quello del 60 per cento del novembre 2009. La Tarsu vale oltre 200 milioni. Le utenze non domestiche sono circa 77mila; quelle registrate alla Tarsu solo 62mila, ovvero l’80 per cento. Di questo 80 per cento il Comune incassa il 55 per cento. Passiamo alle famiglie: sono 346mila 361; quelle censite al registro Tarsu 303mila e 500 cioè l’88 per cento. Il Comune di questo 88 per cento incassa il 70 per cento. Tradotti in milioni quanto fanno? Il Comune perde sulle utenze non domestiche intorno ai 90 milioni e sulle famiglie 60.