Inceneritore a Napoli, si punta sull’area ex Q8
C’è già uno studio, risale all’anno scorso, con il quale il Comune ha individuato a Napoli est, nella zona delle raffinerie semidesertificata dalla deindustrializzazione, il sito dove installare il termovalorizzatore. Il sindaco Iervolino lo commissionò a Ferdinando Di Mezza, che nella scorsa consiliatura si occupò proprio dei rifiuti. Ora è chiuso in un cassetto perché all’epoca la crisi dei rifiuti c’era, ma non si vedeva, e il fronte del no, con i Verdi in testa, si opponeva nonostante il termovalorizzatore occupasse una rilevante parte del programma elettorale della Iervolino sottoscritto da tutti i partiti del centrosinistra. Il vicesindaco Tino Santangelo regalò - di ritorno da un viaggio a Vienna - all’atto dell’insediamento di Pasquale Losa a presidente di Asìa, un poster del termovalorizzatore della capitale austriaca, ancora oggi appeso nella sala riunione dell’azienda addetta alla raccolta dei rifiuti. A sottolineare il gap che c’era fra l’esecutivo cittadino e il Consiglio comunale. Contraddizioni che ieri il premier Silvio Berlusconi ha azzerato indicando il termine perentorio di 30 giorni al Comune per dire dove costruire l’impianto, altrimenti ci penserà lui a dire dove si farà. Ecco allora che quello studio già ieri è stato rispolverato e tirato fuori, necessita di qualche aggiornamento, ma l’ex zona industriale della città è la location che al 99 per cento ospiterà il termovalorizzatore. Serve un impianto di ultima generazione del tipo di quello che è in attività a Brescia, capace di bruciare almeno 1000 tonnellate di rifiuti al giorno e dal costo oscillante fra i 200 e i 300 milioni di euro. E in grado di produrre energia, da rivendere, nella quantità necessaria a tutta l’enorme area orientale della città. Dove ci sono anche 60 piccole aziende ad alta tecnologia e c’è il polo aerospaziale. E poi da quelle parti il Piano regolatore prevede questo tipo di impianti. I soldi non sono un problema, perché al di là della volontà del governo di finanziare l’impianto c’è la possibilità di sfruttare i privati di scendere in campo. Il project finacing potrebbe essere lo strumento giusto. Perché Napoli est? L’area è deserta ma infrastrutturata, ci sono autostrade, strade secondarie e ferrovie per trasferirvi i rifiuti senza che passino per i centri abitati. Poi c’è una cultura industriale antica, la popolazione locale accetterebbe più facilmente l’idea - questo il ragionamento - di un impianto, e più ancora le forme di risarcimento annunciate da Berlusconi. Infine ci sono a disposizione molti siti già pronti. Per esempio la centrale ex Enel, oppure i depositi petroliferi della K8. Sostanzialmente a Napoli est doveva essere costruito un grande acquario da fare concorrenza a quello di Genova, Nicola Oddati - assessore allo Sviluppo - lo annunciò, poi non se ne è saputo più. Arriverà invece il termovalorizzatore. La zona orientale dunque in pole position, ma c’è anche l’1 per cento di possibilità che l’impianto si faccia in altri luoghi della città: nel quartiere di Pianura qualche tempo fa la proposta venne fatta, ma è difficile che si concretizzi, quel quartiere ha già sofferto tanto con una discarica rimasta attiva per 40 anni. Poi la periferia nord, tra Scampia, Miano e Marianella, non molto distante da Chiaiano, dove è prevista invece la discarica cittadina.