Camorra dietro gli scontri, indaga la Dda

L'ombra dei clan, primi segnali. L'accusa: devastazone aggravata dal metodo mafioso
26 ottobre 2010 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

Devastazione aggravata dal metodo mafioso. Da ieri quello che era solo un sospetto, strisciante ma mai accantonato del tutto, assume i contorni di un’accusa precisa: dietro gli scontri di Terzigno potrebbe nascondersi la mano nera della camorra. La Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli ha aperto un fascicolo per verificare quelli che gli stessi magistrati inquirenti indicano come «segnali» che sarebbero stati intercettati nelle ultime ore. Inchiesta alle primissime battute, e dunque ancora contro ignoti. La notizia tuttavia non ha trovato conferme da parte della Procura. Ma è un dato che - oltre alle piste investigative già avviate e sviluppate in varie direzioni - ormai i riflettori della magistratura inquirente stiano illuminando anche quella zona d’ombra che porta agli ambienti della criminalità organizzata. Ipotesi, peraltro, che non si può mai pregiudizialmente escludere in quella «polveriera» napoletana che, mai come in questo momento, ribolle di molteplici disagi sociali. Gli scontri, i blocchi stradali, ma anche a questo punto i raid teppistici portati con criminale puntualità contro poliziotti, carabinieri e finanzieri; ed ancora, gli attentati incendiari con le molotov, le violenze di un’«intifada» combattuta all’ombra del Vesuvio: tutto questo finisce all’attenzione dell’Antimafia partenopea. Un dato appare assodato: da Terzigno a Boscoreale, fino ai Comuni limitrofi dell’area vesuviana, sono in corso ormai due proteste. La prima, civile e pacifica, che vede protagonista la stragrande maggioranza della popolazione locale; la seconda - subdola e più strisciante - messa in atto dai violenti, giovani incappucciati o con i volti coperti dai passamontagna, i quali entrano in azione con il calar della notte, cercando lo scontro con le forze dell’ordine. È su questa parte che si concentra l’attenzione dell’indagine della Direzione distrettuale antimafia, un’inchiesta che viene coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo. Devastazione aggravata dalle modalità mafiose, il reato principale ipotizzato. Ma presto se ne potrebbero aggiungere altri: danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione di armi, interruzione di pubblico servizio, lesioni, solo per fare alcuni esempi. L’ombra dei clan dietro gli scontri che infiammano le notti di Terzigno, dunque. Ma chi potrebbe nascondersi dietro quei passamontagna Ancora troppo presto per dirlo. A livello criminale l’area è complessa. Molti i clan ancora attivi nell’area vesuviana. Ricordiamo - senza naturalmente che la circostanza determini un’associazione automatica ai fatti oggetto dell’indagine - l’influenza dei seguenti gruppi: Fabbrocino, Aquino, Annunziata e Pesacane; ed ancora, Galli, Limelli, Vangone, solo per citare gruppi già altre volte finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’Antimafia. Il resto saranno le indagini a dimostrarlo. Se effettivamente dietro gli ultimi scontri combattuti contro l’apertura di una seconda discarica a Terzigno ci sia la mano della camorra lo dovrà dire l’inchiesta appena avviata. E tanto più appare prematuro, al momento, qualsiasi parallelo con il precedente di due anni fa, con gli scontri e le violenze che si registrarono nel quartiere napoletano di Pianura, dove pure si combatteva un’analoga guerra tesa ad evitare la riaprtura della discarica di Contrada dei Pisani. In questo caso l’inchiesta del pm della Dda Antonello Ardituro è confluita in un processo che è in pieno corso di svolgimento presso il Tribunale di Napoli. Migliaia di pagine, centinaia di intercettazioni telefoniche svolte dalla Digos della Questura di Napoli, con le quali l’accusa ha dimostrato i perversi intrecci tra ambienti della criminalità organizzata, della delinquenza comune e persino di frange del tifo organizzato. Tutti uniti per alimentare i disordini.

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