«C’è chi pensa al grande buco ma l’indignazione viene meno»
Non voglio allarmare nessuno, ma è evidente che c'è poco da fidarsi dei poteri commissariali che dopo la sanità adesso sono tornati anche per i rifiuti. Non mi è chiaro dopo quello che è successo a Napoli quale sia la strategia dei sindaci. Le persone non hanno manifestato per avere la stessa sanità finta che abbiamo sempre avuto. È singolare che in Irpinia le lotte arrivano fino a un certo punto e poi si fermano.
Ho la sensazione che nessuno vada dietro veramente alle cose che va dicendo. Ci si dichiara indignati, ma poi questa indignazione non si traduce in niente. Da noi la contestazione è fatta sempre con la rete sotto. In questo momento i paesi e le montagne dovrebbero istituire una vertenza molto dura con le istituzioni regionali e nazionali. E invece pare evidente un'ingiustificata riverenza verso il potere. I cittadini potrebbero a questo punto scavalcare i sindaci e prendere loro in mano il filo della protesta, ma neppure questo avviene, perché viviamo in paesi rinsecchiti, addormentati, dove i sognatori e i coraggiosi sono visti con sospetto. La norma è lamentarsi dei sindaci in privato per tenerseli buoni in pubblico. Quando poi i sindaci sono medici la paura è doppia: il sindaco contestato ci può negare un favore e poi ci prende l'assurda paura che se stiamo male possiamo finire nelle mani di una persona maldisposta nei nostri confronti. Secondo me il mestiere di curare se fatto con passione lascia ben poco spazio per un lavoro altrettanto delicato come quello di amministrare la cosa pubblica. L'Irpinia è piena di sindaci medici e questa non è una buona cosa. Ovviamente ci possono essere delle eccezioni, ma c'è sempre la tentazione di preoccuparsi più dell'elettore che del paziente. Ho fatto questa lunga digressione per dire che dopo gli ultimi avvenimenti è un grave errore l'inerzia dei sindaci e il silenzio dell’opinione pubblica. Si abbassa la guardia proprio nel momento in cui l'offesa è più forte. Credo che Bertolaso stia meditando di aprire il grande buco ad Andretta. L'idea che hanno è quella di avere non una semplice discarica ma una città dell’immondizia, dove scaricare un po’ di tutto: dalle ecoballe ai rifiuti normali e tossici. Per loro il luogo ideale rimane il Formicoso, è inutile nasconderselo. E non hanno mai rinunciato a quest’idea. Ecco che allora una mobilitazione di tutta la provincia, magari attraverso uno sciopero generale per istituire una vertenza irpina, sarebbe stato già un piccolo deterrente. È una cosa che dovrebbe venire dai sindacati, ma per stimolare i nostri anemici sindacalisti ci vorrebbe da parte dei sindaci un ardore che al momento non si vede. Voglio sperare che nei prossimi giorni gli animi si riaccendano. Non sono un patito delle proteste, ma ci sono dei momenti in cui una società deve scegliere tra un vittimismo sterile e un dolore che combatte. Io sono per la seconda soluzione. E per questo sono tornato sul tetto dell'ospedale insieme ad altri sette amici provenienti da vari luoghi. Una notte di vita comunitaria in un momento in cui l'autismo corale domina tra i cittadini e anche nelle istituzioni.