Cava Sari, ora è allarme su veleni radioattivi e percolato

L'ipotesi: arrivati rifiuti da scarti ospedalieri. La Procura di Nola vuole sapere perchè sta ricevendo immondizia non trattata
25 ottobre 2010 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

La controprova arriverà tra qualche giorno, all’esito delle analisi sui campioni di rifiuti sversati nella cava Sari e che saranno prelevati a partire da questa mattina. Nella frazione umida, percentualmente superiore a quella tollerata dall’impianto, potrebbero essere contenuti gli stessi veleni trovati nei pozzi di Terzigno nel periodo compreso tra l’ottobre del 2009 e il maggio del 2010. Forse, anche tracce di scorie radiottive, quelle provenienti dai rifiuti ospedalieri trasportati dai compattatori dell’Asia. L’ultimo era stato bloccato il 18 settembre, alla vigilia della protesta dei comuni vesuviani: era adibito al trasporto di rifiuti urbani indifferenziati prodotti a Napoli, conteneva anche tracce di scarti radiottativi. Ebbene, la Procura di Nola, che la settimana scorsa ha ricevuto e protocollato il dossier-esposto firmato dai sindaci dell’area e da Legambiente, vuole sapere come e perché la discarica di Terzigno non funziona come dovrebbe e perché produce percolato in quantitativo tale da non poter essere convogliato nelle vasche di raccolta ma da finire, invece, nel terreno. Vuole sapere, inoltre, perché l’impianto destinato a ricevere la frazione secca di rifiuti urbani è diventato, invece, lo sversatoio di rifiuti «tal quale», cioè i sacchetti dell’immondizia così come ogni famiglia lo ha gettato nel cassonetto. Il «tal quale», statisticamente, contiene il trenta per cento di sostanza organica che, andando in putrefazione, produce il percolato. Ma nei sacchetti, è il sospetto del procuratore Paolo Mancuso, che ha assegnato al pm Giuseppe Visone la trattazione dell’esposto, potrebbero esserci state anche quelle sostanze trovate nei pozzi e nella falda: metalli pesanti e Pcb diossino-simile con concentrazioni superiori al consentito. Sostanze trovate in seguito al monitoraggio effettuato dall’Asia. Il 22 luglio, l’area ambiente della Provincia di Napoli segnalava, giorno per giorno e pozzo per pozzo, i valori superati e le sostanze rinvenute: ferro, manganese e floruri in tutti e tre i pozzi e per tutto il periodo delle analisi; e poi, nichel, zinco, cadmio, benzo(a)pirene (un idrocarburo altamente cangerogeno, particolarmente pericoloso quando è disciolto nell’acqua), aldrin (un pesticida policlorurato particolarmente resistente a degradazione chimica o microbiologica nell’ambiente e bioaccumulabile negli organismi), Pcb (responsabile di infezioni cutanee e cloracne). In quella data, i responsabili dell’area ambiente della Provincia, Maria Teresa Celano e Salvatore Capasso, mettevano in mora l’Asia chiedendo la messa in sicurezza d’emergenza per la riduzione dei parametri. È la cava Sari, con i suoi scarti e i suoi residui liquidi, ad aver inquinato la falda e quindi i pozzi di controllo? I gestori dell’impianto, cioè Asia, lo escludono, ritenendo che i valori dell’acqua dei pozzi fossero alterati anche prima dell’entrata in funzione della discarica, riaperta da Guido Bertolaso durante l’emergenza rifiuti del 2008 nonostante fosse in attesa della bonifica ed entrata in funzione nel 2009. Ecodeco spa, che ha «ristrutturato» l’impianto - affidando i lavori in subappalto all’impresa Piccolo Costruzioni - in modo da assicurargli una ulteriore capienza di 750.000 tonnellate, sostiene di aver svolto i lavori a regola d’arte e di averlo messo in sicurezza. Ma non sarà questo dato l’oggetto dell’indagine della Procura di Nola, non essendo possibile verificare l’esistenza e la consistenza dell’impermeabilizzazione. Resta, invece, da controllare la qualità dei rifiuti conferiti e la loro conformità ai protocolli sottoscritti nel 2008. In ogni caso, fanno notare a Nola, c’è qualcosa che non torna. La Provincia di Napoli, il 16 marzo 2010, aveva effettuato un sopralluogo nella cava Sari nel corso del quale erano stati acquisiti in copia i Fir (acronimo che sta per Formulario Identificativo dei Rifiuti) del registro di carico e scarico dei rifiuti conferiti. «Dall’analisi della predetta documentazione - riferiva l’assessore provinciale Giuseppe Caliendo il 24 maggio scorso - non è stata riscontrata alcuna irregolarità». La commissione europea per le petizioni, nella relazione discussa alla fine di settembre, ha invece evidenziato che «il sito presenta una serie di carenze gravi e manifeste, tra le quali figurano anche elementi di carattere geologico». Qualcuno ha sbagliato.

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