L’affondo del cardinale: è l’ennesima beffa per la città

Sepe alza la voce: "Deturpati volti e decoro
la Chiesa non può tacere"
24 ottobre 2010 - Rosanna Borzillo
Fonte: Il Mattino

Parla di «beffa» il cardinale Sepe nel definire il caos rifiuti di questi giorni. Non «emergenza», dice Sepe alzando il tono, durante la celebrazione che la diocesi dedica a Giulia Salzano, canonizzata domenica scorsa. Sepe già era intervenuto sulla questione rifiuti il 25 gennaio del 2008, quando nel Duomo pregò durante una veglia di preghiera per quella che allora era un’emergenza. A due anni di distanza il cardinale dice: «È l’ennesima beffa. I cumuli di immondizia sono ritornati a deturpare non solo il volto e il decoro della città, ma la dignità dei suoi abitanti, mentre a pochi chilometri di distanza esplode, in maniera violenta, la protesta di intere popolazioni preoccupate per l’utilizzazione di nuove discariche sul proprio territorio». Sepe invita a ribellarsi al fatalismo e alla rassegnazione. «C’è forse chi, come le forze del male e della violenza, appare pronto a dare l’ultima spallata o il colpo di grazia, perché tutto precipiti e il caos regni su tutto. E non mancano neppure coloro che invitano a desistere, a considerare tutto il territorio come una specie di pratica chiusa e andare a vivere oltre». La Chiesa e i vescovi non propongono soluzioni perché come ribadito più volte «non è nostro compito». «Tuttavia, la Chiesa non può tacere, perché anche il silenzio sarebbe colpevole rispetto alla visione del futuro di questa nostra terra». La Chiesa ha il compito di alzare la voce e non può voltare le spalle alla propria gente «soprattutto - dice Sepe - nel momento in cui tutto sembra giocarle contro, mentre manca il lavoro e cresce la povertà». «Napoli non è e non sarà mai una partita persa - ne è certo il pastore - Nessuna emergenza può arrivare a scalfire quel sentimento, allo stesso tempo ordinario ed estremo, come la speranza: una risorsa che questa nostra terra si è guadagnata attraverso secoli e secoli di sofferenze». L’arcivescovo fa riferimento anche all’occupazione del Duomo avvenuta venerdì pomeriggio da parte di un gruppo di senzalavoro. «Con l’occupazione di questa stessa cattedrale, l’emergenza è entrata fin dentro le sue mura». Anche se ribadisce con fermezza: «Questo è un luogo di preghiera e non di protesta». Ma il dramma lavoro resta pressante. «La nostra vicinanza e la solidarietà - aggiunge - per chi è in cerca, per sé e per la propria famiglia, del pane quotidiano, non potrebbe essere più piena e totale. La speranza di tutta la Chiesa di Napoli si fonda anche sulla certezza di quel loro pane». «L’orlo del precipizio - dice - non sembra lontano, ma è proprio in momenti come questi che la voce della Chiesa è chiamata a levarsi forte per richiamare al coraggio» e alla capacità «di guardare avanti».

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