Il ragazzo che lancia i sassi dell’Intifada vesuviana

«È lo Stato che ci fa la guerra noi rispondiamo alla violenza»

Vincenzo, 19 anni: non credete alle fesserie delle guardie
siamo pronti a scassare il paese
24 ottobre 2010 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

Boscoreale. Sta calando la sera sulle palazzine rosa del rione Piano Napoli di via Settetermini, ma lui s’è svegliato da poco. Dalla faccia non gli daresti i 19 anni che dichiara. Un giubbotto bianco, un cappellino da baseball, sguardo sfuggente, dialetto stretto. Dice di chiamarsi Vincenzo e che le scuole non le ha finite.
«È la prima volta che vedo un giornalista qui. È la prima volta che venite a parlare con noi, senza stare a sentire le fesserie che vi dicono le guardie». Perché cosa dicono? «Vi dicono i feriti loro e nessuno scrive che a noi ci spaccano la testa».
Sei stato ferito? «Io no, ma un mio amico ha quasi perso un occhio».
E l’avete portato in ospedale? «E sì, l’ospedale. Così lo portavano in galera».
Vincenzo, ci racconti un po’ cosa succede? «La guerra. Ma sono loro, le guardie, che ce l’hanno portata fino a casa nostra e noi ci difendiamo. Ci andiamo noi, ma il grosso viene di via Passanti. Noi violiamo la legge, certo. Ma non lo fanno pure loro con la discarica? Ci hanno già fregati due anni fa quando hanno costruito la prima discarica. Non ci faremo fare fessi per la seconda volta. La monnezza ce l’hanno portato fin qua. Al Piano Napoli c’è un campetto di calcio. E chi ci ha mai giocato? Da due anni è una discarica di monnezza».
Con la violenza non si risolve il problema, però. «Lo dici tu. E tu che ne sai? Qui ci stanno uccidendo con la monnezza. Allora se dobbiamo morire il modo lo vogliamo scegliere noi. Non ci arrenderemo mai. Contro la seconda discarica arrevutammo tutto, scassiamo il paese».
Ma sulla rotonda siete voi a lanciare per primi sassi e razzi. «È quello che vedete voi, ma, invece, noi rispondiamo alla violenza con la violenza. Nessuno racconta che la polizia viene a provocarci fin qua, a casa nostra, nel nostro territorio».
Che cosa fa? «Dopo che è stato bruciato il furgoncino dei fiori sulla strada, sono venuti fin dentro al rione e hanno sparato ad altezza d’uomo. E qui ci sono vecchi e bambini».
Beh, stai raccontando un episodio molto grave. «Ma questo è successo. Chiedete e vedete cosa vi dicono. Ma a noi non ci fanno paura. Quando ci aggrediscono reagiamo. Noi siamo abituati. In questo rione la scuola è la strada. Quella scuola là, la vedete? Nella palestra si vanno ad esercitare al tiro a bersaglio con le pistole, a sparare, a colpire».
Lo fanno adesso? «L’hanno fatto. Noi sulla rotonda mostriamo quello che sappiamo fare».
Un’altra palestra? «Noi ci difendiamo. Chi ci vede in azione capisce che ci sappiamo fare».
Avete contatti anche con i comitati politici che sono contro la discarica? «Ma chi? Quelli? Non ci piacciono. Sono venuti loro da noi, ma non li abbiamo voluti. Non ci fidiamo. Non ci fidiamo di nessuno».
Ma perché sparate i fuochi d’artificio? «Perché è la befana».
La befana? «Festeggiamo».
Che cosa? «Le mazzate con le guardie».

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