Sui camion della camorra i veleni viaggiano verso il Molise

Ecomafiosi collegati ai Casalesi che operano a Isernia e Campobasso sono finiti nel mirino delle procure
24 ottobre 2010 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Al di là del Matese, lontano dagli occhi e dalle rotte battute dai trafficanti di veleni da vent’anni a questa parte. Si sono trasferiti là, in Molise, gli ecomafiosi collegati al clan dei Casalesi, gli uomini che hanno gestito il trasporto dei rifiuti tossici fino alle discariche, ormai sequestrate e inagibili, di Giugliano, Licola, Parete. Operano soprattutto in provincia di Isernia, non disdegnano quella di Campobasso dove corteggiano due impianti autorizzati dalla Regione: la discarica di Montagano e il depuratore Cosib di Termoli. Il monitoraggio avviato dalle associazioni ambientaliste molisane e dalle Procure di Santa Maria Capua Vetere, Larino e Isernia segnala il rischio di infiltrazioni camorristiche e la presenza di imprenditori del settore.
Come i fratelli Caturano di Maddaloni e Toni Gattola, cognato del capozona casalese di Cancello Arnone e controllore della discarica Magest di Licola, già coinvolti in varie inchieste - da Re Mida a Madre Terra - sullo smaltimento illegale dei rifiuti. L’indagine conoscitiva conferma, dunque, quanto già segnalato nel 2008 dalla Dda di Campobasso, e cioè che «il Molise è diventato il punto finale di arrivo per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, dove è facile occultare discariche abusive con la compiacenza di alcuni proprietari corrotti» . Sul tavolo dei magistrati di Larino è finito, nei giorni scorsi, il dossier-denuncia frutto di un’inchiesta pubblicata sul sito Primonumero.it sull’attività del depuratore e sul via vai di automezzi sospetti. «Dal lunedì al venerdì - è scritto - c’è un traffico di camion gialli con la scritta in rosso ”Autotrasporti Caturano”, per trasporto rifiuti, nel tratto Caianello-Venafro-Isernia-Bojano sino ad entrare nella zona di Campobasso: ma da lì se ne perdono le tracce». Antonio Caturano, viene ricordato, fu arrestato alcuni anni fa per ordine della Procura di Napoli (il pm Cristina Ribera, oggi alla Dda) nei pressi del cementificio Colacem di Venafro. Stava trasportando rifiuti tossici spacciati per fertilizzanti e destinati alla concimazione dei terreni agricoli, stesso sistema utilizzato in provincia di Caserta, dove sono state avvelenate decine di ettari di terreno, e documentato nelle due inchieste «Madre Terra». A far scattare il l’allarme, lo smaltimento a Termoli del percolato prodotto dal consorzio unico di Napoli-Caserta; dalla discarica Colleferro, alle porte di Roma; dalla Ecoambiente di Casoria. Ma non basta. La Procura di Campobasso si starebbe interessando della discarica di Montagano nella quale, dall’agosto scorso, la Giuliani Environment è autorizzata a costruire e gestire un impianto per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi. Denunciano le associazioni ambientaliste: ogni anno arrivano nella discarica di Montagano circa 50.000 tonnellate di rifiuti, non solo da Molise, e camion senza alcuna autorizzazione prefettizia di cui non si conosce né il carico né la provenienza. Aggiunge il consigliere regionale del Pd Michele Petraroia: «Si è accertato che ci sono circa 36.000 tonnellate di rifiuti, un quarto del totale dei rifiuti conferiti nelle discariche molisane, provengono da altre regioni, contrariamente a quanto dispone la normativa nazionale». E Isernia? La situazione è tutt’altro che sotto controllo. Sono una ventina le discariche abusive segnalate e sequestrate negli ultimi due anni. E non è ancora dimenticata la vicenda di Fragnete e di Colle Santa Maria, sversatoi nei quali è finito di tutto (dai rifiuti urbani a quelli chimici) e mai bonificati.

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