Cresce l'allarme eversione: spuntano dieci molotov

Mantovano: negli scontri matrice anarco-insurrezionalista. Ma il premier e Maroni frenano
23 ottobre 2010 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Protesta di popolo, solo una protesta degli abitanti della zona vesuviana. Niente infiltrazioni di camorra, nessuna regia eversiva, nessuna finalità diversa da quella dichiarata: cioè, il no all’apertura di cava Vitiello. Sono il presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno a gettare acqua sul fuoco e a ridimensionare la strategia dei disordini, attribuendola a cittadini arrabbiati in mezzo ai quali sono presenti anche teppisti comuni, ultras violenti, giovani che fanno riferimento all’area antagonista, ma comunque gente del posto. Silvio Berlusconi, citando la relazione di Roberto Maroni, poco prima del Consiglio dei ministri di ieri ha, infatti, sostanzialmente smentito il sottosegretario Alfredo Mantovano che poco prima aveva parlato di una sorta di emergenza democratica: proteste e atti vandalici, aveva detto, «non sono frutto dell’azione della cittadinanza, ma di gente che utilizza uno stato di grande disagio sociale per finalità al confine con l’eversione. La matrice violenta degli scontri potrebbe essere collegata a filoni di area antagonista e anarco-insurrezionalista». Dunque, non c’è alcuna emergenza nonostante i blocchi stradali, le occupazioni delle linee di trasporto, l’incendio delle bandiere e il nuovo ritrovamento di ordigni esplosivi. Nello specifico di dieci molotov fabbricate in maniera molto rudimentale, trovate dai carabinieri in una stradina adiacente alla cava Sari. È stato il fatto più grave della giornata di ieri, dopo la sassaiola e il lancio di petardi della notte. Fino all’alba, duemila manifestanti avevano bloccato il passaggio dei camion. Durante gli scontri è stato arrestato un uomo di 52 anni, Gennaro Greco, di Boscoreale. Il gip del Tribunale di Nola, inoltre, ha convalidato l’arresto dei cinque dimostranti anti-discarica bloccati dalla polizia il 19 ottobre. Quattro rispondono di concorso in violenza, resistenza pluri-aggravata e lesioni; il quinto anche di detenzione di materiale esplosivo. Per tutti, il divieto di dimora nel Comune di residenza. L’azione giudiziaria e di polizia non ha fermato, comunque, i manifestanti. Nel pomeriggio, centinaia di persone hanno bloccato le stazioni della circumvesuviana di Terzigno, Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano. In tarda serata, invece, nuovi scontri: razzi, pietre e ordigni sono stati lanciati dai manifestanti più facinorosi contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con il lancio di lacrimogeni e una forte carica. Le forze dell’ordine hanno anche inseguito i manifestanti che hanno cercato rifugio nelle strade circostanti la rotonda di via Panoramica. Ancora, nel quartiere popolare di Piano Napoli, a Boscoreale, è stato dato alle fiamme un furgoncino adibito al trasporto del latte. Un altro piccolissimo gruppo di persone è andato a presidiare il palazzo municipale di Ottaviano. Altri ancora, sono stati impegnati a innalzare bandiere tricolore sulla barricata realizzata con materassi e pezzi di legno lungo il percorso dei compattatori dei rifiuti diretti alla discarica di Terzigno: «Adesso, per far passare i camion, le forze dell’ordine dovranno strappare quelle bandiere sulle quali hanno giurato fedeltà alla Repubblica». Un uomo, emulando il gesto compiuto giovedì in piazza della Pace, a Boscoreale, ha legato il tricolore a un albero e con un accendino gli ha dato fuoco.

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