Cava Vitiello, lo sversatoio più grande d’Italia e d’Europa

50 ettari nel Parco del Vesuvio: un enorme canyon che confina con i vigneti del Lacryma Christi
23 ottobre 2010 - Francesco Gravetti
Fonte: Il Mattino

Terzigno. È un enorme canyon, Cava Vitiello. L’area individuata per ospitare la seconda discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio è un buco profondo e ampio. Si trova in questo stato, in località Pozzelle, dal 1995. Quando fu istituito il Parco fu anche vietata l’estrazione della pietra lavica in tutta l’area protetta. La cava, che fino a quel momento veniva «mangiata» dagli escavatori e dagli altri macchinari per la lavorazione della pregiata pietra del Vesuvio, fu dismessa. Appena pochi anni prima aveva prodotto il basolato usato per via Caracciolo, a Napoli. Ora, invece, si appresta ad ospitare 3 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, stando a quanto previsto dalla legge che l’ha istituita come discarica. Gli ambientalisti, però, fanno notare che potenzialmente potrebbe arrivare ad accogliere fino a 10 milioni di tonnellate, forse anche 12. Ecco perché viene considerata la più grande discarica d’Italia e d’Europa, più grande anche di quella di Malagrotta, nel Lazio. Cava Vitiello ha un’estensione di quasi 50 ettari. Sul versante di Terzigno e a valle confina con i vigneti del Lacryma Christi, a monte lambisce la pineta mentre sul versante di Boscoreale è attigua alla Sari, l’impianto attualmente funzionante. Come tutte le cave di Terzigno è di tipo «a fossa», cioè non ha versanti aperti. La sua profondità varia dai tre ai diciotto metri, anche se prima di essere aperta, con ogni probabilità, sarà sottoposta ad una serie di interventi che serviranno proprio a livellare l’invaso. Sicuramente saranno effettuati lavori di impermeabilizzazione del sito, così come è avvenuto per la Sari. Tuttavia, proprio le caratteristiche della cava rendono molto complicato tale tipo di opera. Inserire guaine gommate in fosse frastagliate, infatti, comporta delle difficoltà che, nel caso della Sari, sono apparse evidenti appena pochi mesi dopo la sua apertura. L’abbondante perdita di percolato, infatti, è stata proprio una delle conseguenze della impermeabilizzazione non perfetta della discarica. Dalla struttura di Bertolaso, comunque, hanno sempre garantito che l’impianto sarà moderno e rispettoso di tutte le norme in materia ambientale. Il progetto definitivo, tuttavia, non si conosce ancora: contro di esso pende tuttora un ricorso al Tar del Lazio, promosso dall’Ente Parco, da Legambiente e dai Comuni di Boscoreale e Terzigno. Il Tar non si pronunciò perché fu lo stesso Governo a dichiarare che, finita l’emergenza, la gestione del sito era passata alla Provincia di Napoli e, pertanto, non aveva più competenza. Ora le cose potrebbero cambiare.

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