Il Colle striglia il governo e Tremonti sblocca 50 milioni
Una tirata d’orecchie al governo, per gli impegni non rispettati. Ma anche un appello ai cittadini, che devono ritrovare comportamenti ispirati «a un forte senso civico e spirito di solidarietà». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha seguito con la crescente preoccupazione l’evolversi dell’emergenza rifiuti in Campania e a Napoli, con le scene da guerriglia che arrivavano quotidianamente da Terzigno. Ed è rimasto particolarmente colpito dal tricolore bruciato dai manifestanti nella rotonda di Boscoreale. Così, negli ultimi giorni, con discrezione ma anche con decisione, ha esercitato una forte «moral suasion» su Palazzo Chigi, informandosi della situazione con i ministri più direttamente impegnati nell’emergenza. Una «pressione» che ieri si è concretizzata con le decisioni assunte dal governo. Ma Napolitano ha anche mandato un segnale inequivocabile a Palazzo Chigi, prendendo atto con soddisfazione delle prime misure ma sottolineando la necessità di far seguire sempre alle parole ai fatti e di mantenere gli impegni assunti nei confronti dei Comuni che ospitano le discariche. Il riferimento è alle cosiddette «compensazioni», quelle messe nero su bianco nel decreto-rifiuti approvato dall’esecutivo nel Consiglio dei ministri straordinario di Napoli. Ma che, fino ad oggi, sono rimaste congelate nei forzieri del ministero dell’Economia. Alla fine, però, anche Tremonti è stato spinto ad aprire i cordoni della borsa e dare un primo segnale nei confronti dei Comuni in prima fila sul fronte dei rifiuti. Ieri sono stati così sbloccati i primi 14 milioni, in sostanza l’intera richiesta avanzata da Terzigno. Ma il premier ha anche convinto il ministro dell’Economia a sbloccare una cinquantina di milioni di compensazioni da destinare ai comuni della Campania. Fondi sui quali ha battuto ieri, a Palazzo Chigi, lo stesso ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, protagonista di un vivace battibecco qualche settimana fa, su questo tema, proprio con Tremonti, che avrebbe voluto prelevare le risorse dai fondi Fas assegnati al suo dicastero. Un braccio di ferro vinto, per ora, dalla Prestigiacomo. Ma la battaglia è tutt’altro che finita. Ieri, però, a Palazzo Chigi, è prevalsa la necessità di tamponare l’emergenza, soprattutto dal punto di vista dell’ordine pubblico. Al Consiglio dei ministri, Berlusconi avrebbe messo subito a tacere qualsiasi spunto polemico: «Dobbiamo agire subito, la situazione è preoccupante. I cittadini di Terzigno sono esasperati, c’è una difficoltà oggettiva. Entro dieci giorni al massimo la puzza della discarica deve sparire». Tanto che perfino i ministri leghisti non hanno detto una parola. Mentre più tardi, Bossi, ha fatto sapere che bisognava intervenire «perchè altrimenti poteva scapparci il morto». Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha fatto un quadro dettagliato della situazione sull’ordine pubblico ma ha escluso, per il momento, la necessità di far intervenire l’esercito per sbloccare le strade. Pieno sostegno, invece, al presidente della Regione, Stefano Caldoro, che ha incassato due risultati. Primo, lo sblocco dei fondi. Secondo, l’arrivo di Bertolaso più con le vesti del «consulente-coordinatore» che del plenipotenziario commissario della prima emergenza. Non a caso, il numero uno della Protezione civile, limiterà il suo ambito di azione all’interno del perimetro della discarica di Terzigno. E sistemerà il suo quartier generale presso l’assessorato all’Ambiente.