Raccolta alle province, il piano slitta di un anno
«Tutti gli scenari sono aperti, anche un nuovo stato di emergenza». Negli ambienti della Protezione civile nella sostanza si ragiona già su come scendere in campo in un futuro prossimo anche se non ravvicinatissimo. Non oggi, non domani ma presto. Prima bisogna che tre tasselli vadano a posto: la violenza deve cessare, Giulio Tremonti deve mettere i soldi per ristorare le popolazioni vicine alle discariche e trovare la formula perché nessuno venga sconfessato, a cominciare dal premier Silvio Berlusconi che da un anno ha dichiarato la fine dell’emergenza. E le cose ora stanno diversamente. A quel punto tutti si siederebbero intorno a un tavolo e Stefano Caldoro - il presidente della Regione - potrebbe fare una mirata richiesta ufficiale di poteri speciali per fronteggiare appunto l’emergenza. Scatole cinesi, burocrazia, soprattutto politica. Il dato di cronaca resta però inoppugnabile e già oggi in Consiglio dei ministri prima e poi lo stesso Berlusconi con Caldoro lo affronteranno: al di là della criticissima situazione di Terzigno 4 province su 5 hanno chiesto il rinvio della provincializzazione della gestione del ciclo dei rifiuti. Il segnale che nessuno è pronto. E che di fatto serve l’aiuto esterno. Inoltre l’Esercito in Campania e a Napoli già c’è a tutela del Termovalorizzatore di Acerra, nella discarica di Chiaiano, a Palazzo Salerno con il generale Morelli che pilota buona parte della gestione dei rifiuti. Di più. La legge stralcio su Acerra chiarisce nulla di più che lo stato di emergenza non è ancora del tutto cessato formalmente. Molte le opzioni in campo tante le partite che si giocano sullo stesso tavolo, quello romano. Oggi Caldoro ribadirà che la legge va rispettata e quindi va aperta la seconda discarica di Terzigno. Ma chi garantirà contro i disordini? Come la Regione deve far rispettare la legge? O ci pensa il ministro dell’Interno Roberto Maroni oppure servono i poteri speciali a Caldoro o a un commissario delegato che potrebbe essere anche Bertolaso per la terza volta o un magistrato, un prefetto, comunque una personalità di alto profilo istituzionale. Servono i poteri speciali non solo per l’impiego di una eventuale forza, ma perché il commissario delegato agisce in deroga a tutte le norme e a livello economico attinge a fondi che hanno binari privilegiati. Questa la road map per arrivare alla meta del commissariamento. Del resto la misura dell’ingovernabilità della situazione è data dal piano dei sei giorni di Caldoro rimasto col cerino acceso in mano sulla polveriera dei rifiuti. Non è detto - tuttavia - che il commissariamento debba esser uguale nella forma e nella sostanza a quelli dei precedenti 15 anni. Tra le ipotesi c’è quella - per esempio - di piazzarne uno che potrebbe curare un solo aspetto della vicenda. Potrebbe esserci, fuor di metafora, un commissario solo per Terzigno. Un modo per salvare anche la forma così non ci sarebbero sconfessamenti di nessuno. L’articolo 5 della legge 225 della Protezione civile è la guida sicura sulla quale affidarsi.