L’apertura dell’Ue: c’è ancora tempo per evitare le multe
BRUXELLES. L'Italia è ancora in tempo per evitare le multe europee per la gestione dei rifiuti in Campania. Basterebbe un piano serio per lo smaltimento in grado di porre fine in tempi ragionevoli e una volta per tutte alle crisi che periodicamente si riaffacciano, in termini sempre più gravi, su Napoli e l'intera regione. «No, oggi non è troppo tardi», spiega un alto funzionario della Commissione Ue molto vicino al dossier, aggiungendo: «Se c'è una volontà, un impegno e un'azione a livello politico l'Italia potrà senz'altro evitare un secondo deferimento alla Corte europea di Giustizia e le relative multe. Ma tutti, cittadini compresi, devono fare la loro parte». Nel 2007 l'esecutivo comunitario aveva aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia per la mancata esistenza di un piano credibile per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti, congelando al tempo stesso circa 500 milioni di fondi Ue. Nel marzo 2010 è arrivata la sentenza della Corte di Lussemburgo, che ha dato ragione alla Commissione, condannando il governo. Ora, davanti alla nuova emergenza che si è venuta a creare, l'Italia rischia di essere deferita per una seconda volta davanti alla Corte per inadempimento. E una seconda condanna significherebbe l'applicazione di multe «nell'ordine dei milioni di euro». Il 5 ottobre scorso il governatore della Campania Stefano Caldoro ha incontrato i funzionari europei e ha presentato il suo piano. «Il caso non è assolutamente risolto, come dimostra la situazione di Terzigno», prosegue la fonte comunitaria, aggiungendo: «Però dobbiamo ancora finire di valutare la documentazione che ci è stata data e nel corso del mese di novembre risponderemo». Se i faldoni consegnati – che alcuni descrivono come ponderosissimi – si rivelassero incompleti, Bruxelles potrebbe chiedere nuove informazioni. E se invece il piano presentato si rivelasse inadeguato, prima di adire la Corte la Commissione potrebbe lanciare un ultimatum all'Italia (invece dei due previsti prima dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona). La fonte Ue non prende posizione sul caso Terzigno: «Noi non possiamo intervenire sulla scelta del sistema di smaltimento dei rifiuti, che resta nelle mani del governo, ma possiamo dire quali sistemi sono autorizzati e quali no”. Dal 2007 al 2010: tre anni in cui il problema dei rifiuti non ha trovato una soluzione durevole. «Non spetta alla Commissione sostituirsi alle autorità nazionali, ma solo sincerarsi che alla sentenza della Corte che chiede un sistema integrato di smaltimento dei rifiuti venga dato seguito», conclude la fonte, aggiungendo: «Abbiamo discussioni molto intense con le autorità italiane sul problema dei tempi. Per recepire un nuovo articolo non ci vogliono 20 anni, ma pochi mesi. Nel caso occorra costruire un sistema completamente nuovo capiamo bene che non si possa parlare di mesi, ma neppure di anni”.