Discarica, la rivolta di terzigno Scontri e paura, 20 agenti feriti

Auto in fiamme, sassi contro la polizia, manifestanti contusi
22 ottobre 2010 - p.t.
Fonte: Il Mattino

Terzigno. La polveriera è esplosa di giorno. L’Intifada che riempiva le notti della discarica, ieri, è andata tragicamente in onda all’ora della pennichella, alle 15, spostandosi dalla rotonda Panoramica a via Passanti, per riprendere poi poco prima di mezzanotte. Nel pomeriggio i camion che avevano sversato nella discarica Sari hanno provato a uscire dal cerchio di fuoco delle barricate. Una scelta che non ha spiazzato il fronte del rifiuto che unisce la gente di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase, mentre altre barricate erano innalzate lontano dall’epicentro, a San Giuseppe Vesuviano e a Ottaviano. Dall’alto un elicottero controllava le vie di uscita più che quelle d’accesso all’area dei veleni. È bastato questo per scatenare da parte dell’avanguardia della protesta (complessivamente saranno due-trecento persone) la lunga caccia ai compattatori e alle forze dell'ordine che li scortano. Una battaglia violentissima. Lanci di pietre, di bottiglie e di mazze di ferro da parte di giovani con il viso coperto, caschi da moto, ma anche da persone mature e arrabbiate, mentre molte donne si aggiravano curiose e furiose. La risposta è stato un lancio continuo di lacrimogeni, in una terribile sfida nella periferia si Boscoreale, al confine con Terzigno, fatta di avanzate e ritirate. Le prime barricate alla rotonda Panoramica, per impedire ai camion, che avevano depositato i rifiuti nella Sari, di allontanarsi e andare a caricare monnezza dalle strade degli altri Comuni (Napoli compresa). Sono stati accolti da una raffica di oggetti di ogni tipo. C’è anche chi parla di molotov. Molte pietre hanno colpito i compattatori, infrangendo i vetri delle cabine di guida. Ma era solo l’antipasto. I camion che erano riusciti a raggiungere un trivio lungo via Passanti, si erano fermi dopo una rudimentale barricata di frasche e mobili, protetti dalla polizia in assetto antisommossa. S’è creato una sorta di imbuto, proprio davanti a una fabbrica di marmi, nella quale svettava un’enorme statua di Padre Pio con le mani sconsolatamente aperte. I manifestanti hanno bloccato la via di fuga dei veicoli. Poi, l’inferno, quando il fronte delle forze dell’ordine è indietreggiato. La ritirata è stata accompagnata da lanci di sassi. E la battaglia si è spostata qualche centinaio di metri più giù, all’altezza di un distributore di benzina, dove i manifestanti hanno dato alle fiamme i cinque camion. Gli autisti hanno avuto appena il tempo di scendere e di scappare, rifugiandosi nei cortili. Una colonna di fumo si è alzata in cielo, peggio del pennacchio del Vesuvio. Uno spettacolo spaventoso per la gente che s’è affacciata dai cortili, mentre l’aria irrespirabile bruciava la gola e inquinava i polmoni. L’arrivo dei pompieri ha evitato una catastofe. Le fiamme dai camion colpiti rischiavano di contagiare i mezzi solo danneggiati e pericolosamente vicini alle case e alle pompe del carburante. «Si scatena una nuova Pompei» ha gridato una signora che si era sporta da una finestra, prontamente chiusa. L’eruzione di violenza è durata poco meno di un’ora. Polizia e carabinieri, vistisi in trappola, hanno forzato il blocco del trivio, ritornando sui propri passi. Venti camion erano riusciti a uscire, altri quindici sono tornati indietro alla ricerca di una strada alternativa in un inseguimento senza fine. Ce l’hanno fatta grazie a una rapida e incalzante carica delle forze dell’ordine e alla fine si sono rifugiati nella discarica. Un ragazzo è finito sotto un camion, per ore si è diffusa la falsa voce che fosse morto, per fortuna era rimasto solo ferito. Il bilancio della questura parla di 20 agenti contusi e 16 mezzi danneggiati, tra i quali un’auto senza insegne, cinque incendiati. Poi la quiete dopo la tempesta, con la rotonda Panoramica presidiata, dai quattro lati, da agenti e militari come un roccaforte balcanica. C’era un’altra notte da affrontare.

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