Duello tra Impregilo e Bertolaso sull’inceneritore di Acerra

La società contesta il mancato saldo dei 355 milioni dell'impianto. La struttura entrerà a regime solo a primavera del prossimo anno
26 ottobre 2010 - Mariano Maugeri
Fonte: il Sole24Ore

Gira e rigira nel gioco (tragico) della monnezza è ad Acerra che inevitabilmente si deve tornare, tra campi coltivati a finocchi che spuntano sotto i tre camini del termovalorizzatore progettato e costruito da Fibe, la società del gruppo Impregilo, e i militari in mimetica coni mitra spianati che sorvegliano l’impianto giorno e notte. Nel quartier generale di Impregilo, i manager hanno ancora le mani nei capelli: «Forse in pochi sanno che di un impianto costato 355 milioni noi non abbiamo incassato neppure un centesimo. La legge 26 del 2010 per l’emergenza rifiuti in Campania, non ha chiarito chi debba pagarci: forse la Protezione civile, che ora è la responsabile del termovalorizzatore, forse Palazzo Chigi, forse la Regione Campania, a patto che riesca a spuntare una quota dei famosi fondi Fas».
Lasciamo i manager di Impregilo ai loro tormenti e torniamo ad Acerra, Campania infelix. L’ultima riunione dell’Osservatorio sul termovalorizzatore del 15 settembre scorso, un organismo di cui fanno parte i tecnici dell’Arpac, della A2A Partenope che gestisce l’impianto, tecnici delle Asl e un epidemiologo, elenca tutte le questioni aperte. Ecco un breve, significativo stralcio: «La linea 1 è rientrata in servizio il 14 luglio del 2010; la linea 3 è ferma dal 17 agosto; la linea 2 è ferma dal 7 settembre 2010. Si tratta di interventi relativi a indispensabili aggiornamenti impiantistici». Di quali interventi si tratta? Eccoli nel dettaglio: «Per la linea 2 non sono ancora quantificabili i tempi di riavvio, essendo in atto indagini e verifiche e tenendo conto della fase di approvvigionamento dei materiali. Sulla linea i è stata inserita una valvola del surriscaldatore di cui verranno dotate anche le altre linee. In particolare, la camera di combustione è stata rivestita in una superlega denominata Inconel (nichel e cromo, senza ferro), lavoro molto oneroso e lungo che migliorerà di molto la resistenza dell’impianto». Chiunque volesse approfondire il funzionamento e le emissioni del termovalorizzatore non deve far altro che cliccare su www.osservatorioacerra.it. Sui lavori di “incamiciamento” delle camere di combustione fervono le tesi più svariate. Gli ambientalisti e l’ex deputato di Rifondazione, Tommaso Sodano, sono convinti che la scarsa qualità del carburante confezionati negli Stir, gli ex Cdr, e la non eccelsa qualità dei materiali – con relativo e reiterato sforamento nelle emissioni – abbia suggerito agli uomini di A2A una radicale ristrutturazione delle camere di combustione. Di contro, i rappresentanti della Protezione civile spiegano che i lavori sulle tre linee, che saranno pienamente a regime tra maggio e giugno del 2011, siano stati dettati dalla necessità di rendere più potente il termovalorizzatore di Acerra e portare la sua capacità dalle 600mila tonnellate di rifiuti bruciati l’anno a 800mila. Spiega Nicola Dell’Acqua, responsabile rischi naturali e antropici della Protezione civile: «È come se chi ha comprato una vettura che va alla velocità massima di 200 chilometri all’ora decidesse di modificarla per spingerla fino a 240: impossibile non metterci su le mani. Peraltro, sfugge ai più che un impianto potenziato e rafforzato diluirà non poco le pause per la manutenzione. Chi parla di scarso potere termico dei rifiuti tritovagliati confezionati negli Stir e bruciati nel termovalorizzatore non sa quello che dice: il carburante che arriva ad Acerra è di ottima qualità». La soluzione dell’ennesima emergenza è legata a doppio filo all’efficienza del termovalorizzatore. Nei prossimi giorni Acerra utilizzerà solo la monnezza confezionata dagli Stir della provincia di Napoli, che produce quotidianamente 3.200 tonnellate di rifiuti. Metà di questa quantità – sostengono gli uomini di Bertolaso – finirà nei forni dell’inceneritore, mentre le altre 1300 tonnellate saranno destinate nelle discariche di Chiaiano e Terzigno. Dell’Acqua è ottimista, forse un tantino troppo: «Tra qualche mese dovremo andare alla ricerca del carburante da bruciare nel termovalorizzatore: questo impianto è un gioiello tecnologico e una macchina da soldi».
All’Impregilo confermano: «Ci dicono che con i contributi Cip 6 e l’immissione nella rete elettrica dell’energia prodotta da Acerra, la Protezione civile abbia incassato da gennaio a oggi circa 60milioni. Avrebbe potuto rappresentare un congruo anticipo della somma che aspettiamo di incassare da anni e per la quale ci siano appellati anche alla Corte Ue, ma a noi non è arrivato nulla».

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