Consorzio verso la resa dei conti Il 29 ottobre si ferma la raccolta
I nodi del groviglio chiamato Consorzio unico di bacino e, ancor di più, quelli dell'imminente ma ancora oscura provincializzazione del ciclo dei rifiuti vengono al pettine. «Senza stipendio e senza certezze per il futuro» i lavoratori del Cub, che solo nell’articolazione casertana sono 1250, scendono in sciopero. L’astensione dal lavoro, che è destinata a dare un altro colpo al sistema della raccolta e dello smaltimento che già collassa per conto suo, scatterà - si legge in una nota inviata da Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel a tutte le autorità locali - alle ore 0 del 29 ottobre e terminerà alle 24 successive. La resa dei conti si avvicina: da agosto i dipendenti non vedono un centesimo (e non si capisce se e quando rivedranno il salario), sono partite le prime lettere di «sospensione» per coloro che sicuramente faranno parte dei famosi 424 esuberi (cioè gli assunti dal 2009 in poi), dalle istituzioni - ripetutamente allertate - nessun segnale di allineamento alle nuove responsabilità che sono ormai incombenti. «La vicenda del Consorzio Unico delle Province di Napoli e Caserta - si legge nel comunicato dei sindacati - è la conseguenza più immediata di una Legge dello Stato che avrebbe dovuto sancire il ritorno alla gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti e che ha precipitato la nostra Regione in una nuova fase di drammatica crisi, anche finanziaria». Se quindi i Comuni in questo momento - per non aggravare ancor più la situazione - non devono uscire dai consorzi e devono «onorare i debiti che hanno verso gli stessi», l’unica strada percorribile sembra essere quella dell’«l'immediata apertura di un tavolo di confronto con le Istituzioni Regionali e Provinciali sulle misure necessarie a superare la nuova emergenza, a partire dai Piani per la riorganizzazione del ciclo integrato dei rifiuti previsti dalla Legge e mai effettivamente presentati». Fino ad allora, l’unico dato certo in uno scenario di caos senza precedenti «è che solo i lavoratori e i cittadini sono chiamati a pagare, con la precarietà e tasse sempre più alte».